Assemblea Ast, Bennucci: nessuno sarà mai solo. Lorusso: ogni euro pubblico per combattere il precariato

L’assemblea si è aperta con la relazione del presidente Bennucci il quale ha esordito ricordando che, pur in una situazione difficile come quella determinata dalla pandemia, “l'Associazione Stampa Toscana ha risposto ad ogni richiesta, non solo d'intervento sindacale, ma anche di aiuto singolo da parte degli iscritti. Nei giorni più bui del coronavirus, nel cuore di una Firenze spettrale, non ci siamo mai fermati. Con lo spirito di servizio di sempre”. Tra i temi toccati dal presidente quelli del rapporto con gli editori: “L’informazione, bene primario, non può essere svenduta. Se vogliono essere imprenditori all'altezza dei tempi, imparino a investire, a innovare, ad abbandonare la vecchia mentalità della rendita di posizione legata ai ricavi dell'edicola e della pubblicità. Con l'economia lanciata a 5.0, nell'era della conoscenza condivisa, si abbia il coraggio di cercare nuove strade per generare entrate”. La relazione di Bennucci ha passato in rassegna la situazione di tutti i comparti della professione nei quali il sindacato ha fatto sentire la propria voce: dai quotidiani ( tra cui gli interventi durante la difficile fase di passaggio di proprietà dal Gruppo Gedi al Gruppo Sae, nei confronti della Poligrafici Editoriale per sventare la possibilità che anche i colleghi ertt. 2 e 12 de La Nazione potessero portare il peso della crisi, e nella difficile vertenza con l’editore del Corriere dell’Umbria che ha preteso di “deportare” i giornalisti del Corriere di Arezzo e del Corriere di Siena a Perugia) alle radio, tv e giornali on line (in particolare Radio Esse e Toscana 24), dalle agenzie di stampa (per le vertenze Askanews e Ansa) agli uffici stampa (con la difficile trattativa per un cambio di contratto che continuasse a garantire i colleghi dell’agenzia Toscana Notizie e dell’Ufficio stampa del Consiglio Regionale), fino alla tutela dei colleghi precari e alla battaglia, intrapresa fin dal congresso Fnsi di Levico Terme per garantire un futuro dignitoso ai colleghi che sono stati licenziati da aziende poi fallite. La fase di pandemia, ha inoltre detto, ha coinciso con due grandi temi: gli episodi di violenza nei confronti dei colleghi che il sindacato ha prontamente denunciato e l’apertura della grande questione dello smart working per il quale servono regole certe e condivise.

Per il segretario generale Raffaele Lorusso la crisi è stata aggravata dal lockdown: circa mille sono colleghi in cassa integrazione Covid a rotazione. “A questo si aggiunge la scarsa volontà degli editori a investire. Tutto questo ci porta in profonda difficoltà ma non ci siamo mai fermati. La filiera dell’informazione è stata subito inserita dal governo nei piani di crisi e questo ha evitato pesanti penalizzazioni dei colleghi. Se è vero che dal Recovery plan circa un miliardo e mezzo – ha proseguito Lorusso - sarà destinato all’editoria, la sua canalizzazione dovrà essere quella della difesa dell’occupazione e al contrasto al precariato. Sono necessarie politiche di inclusione e per dare diritti a chi non li ha. Gli editori non possono, come ha fatto il presidente della Fieg, presentare al governo la propria lista della spesa, chiedendo di cambiare le norme su ammortizzatori e prepensionamenti. Non possiamo accettare il ritorno di finanziamenti a pioggia”. “Entro il 31 dicembre dobbiamo portare in sicurezza l’Inpgi e rintuzzare i tentativi di ostacolarci che provengono da una parte del mondo politico”. Quanto alla situazione toscana Lorusso ha ricordato che “nei prossimi giorni è in programma un incontro col gruppo Gedi e col Gruppo Sae per le testate in cessione, tra cui la storica testata toscana il Tirreno, per esperire le procedure di garanzia. Il gruppo acquirente è stato convocato dal sottosegretario Martella che ha chiesto chiarezza sui progetti. Se l’impegno è quello di rilancio dovremmo pretendere che si passi dalle parole ai fatti”.

L’ Assemblea ha poi proceduto all’adempimento statutario dell’approvazione dei bilanci. Il tesoriere Stefano Fabbri ha comunicato che sarà l’ultima sua relazione in questa veste poiché lascia l’incarico per assumere quello di vicepresidente “professionali” dell’Ast come deciso dal Consiglio direttivo che procederà il prima possibile all’elezione del nuovo tesoriere. Fabbri ha voluto ricordare la figura di Guido Columba, storico presidente dell’Unci, del quale proprio in questi giorni ricorre il secondo anniversario della morte. “A Columba l’attuale  gruppo dirigente dell’Ast deve molto quanto a insegnamenti del modo di fare sindacato tra i colleghi, nel tenere i propri organismi lontani dalle tentazioni correntizie che spesso danneggiano le organizzazioni di categoria e nel formare una nuova leva di dirigenti sindacali. Tutti punti sui quali anche l’Ast deve impegnarsi”. La relazione al bilancio consuntivo 2019 mostra un avanzo di oltre 7.000 euro, a fronte di un avanzo di poco più di 2.000 euro della gestione precedente, che il tesoriere propone siano versati nel Fondo acquisto e ristrutturazione della sede del sindacato. Il risultato di esercizio è dovuto alla grande oculatezza nelle spese e ad una gestione finanziaria che ha messo al riparo il patrimonio dell’Associazione dai contraccolpi di una fase difficile come quella della pandemia. Come per gli esercizi precedenti il bilancio preventivo 2020 prevede il pareggio di bilancio. Dopo la relazione del presidente del Collegio dei sindaci revisori Walter Fortini i due bilanci sono stati approvati all’unanimità.

Il presidente Bennucci ha voluto fare gli auguri al presidente dell’Ordine dei giornalisti della Toscana Carlo Bartoli e al presidente dell’Ussi Toscana Franco Morabito: Bartoli è infatti candidato alla presidenza nazionale dell’Odg e Morabito a quella nazionale dell’Unione della stampa sportiva italiana. Entrambi sono intervenuti ringraziandolo ed entrambi sottolineando la necessità di armonia nei rapporti tra le organizzazioni di categoria a livello nazionale così come è avvenuto in Toscana.

Nel corso dell’Assemblea, presieduta da Paola Fichera che è stata da poco chiamata a far parte della Giunta esecutiva della Fnsi, sono anche intervenuti il vicepresidente “collaboratori” dell’Ast Franco Vannini che ha sottolineato “il grande spirito di squadra” del Consiglio direttivo, il presidente del Gruppo giornalisti pensionati, Antonio Lovascio, che ha ribadito come i “giornalisti seniores sono parte attiva nella soluzione dei problemi”, la collega Lucia Aterini, segretaria del Direttivo Ast, che ha voluto ringraziare il presidente e l’Associazione per l’impegno nella vertenza de Il Tirreno, così come ha fatto la collega Susanna Guarino, del Corriere di Siena, e il collega Carlo Vellutini, al centro di una lunga vertenza con Tele Maremma conclusasi con la vittoria sua e del sindacato, che ha voluto usare le stesse parole del presidente testimoniando di non essere stato “mai lasciato solo”.

Relazione di Sandro Bennucci all'assemblea del 15 ottobre 2020

Care colleghe, cari colleghi

permettetemi di cominciare con un'affermazione che ci riempie, e mi riempie, di orgoglio: anche quest'anno non abbiamo lasciato solo nessuno. Nè prima del lockdown, nè durante, nè dopo. L'Associazione Stampa Toscana ha risposto ad ogni richiesta, non solo d'intervento sindacale, ma anche di aiuto singolo da parte degli iscritti. In prima fila precari e disoccupati, ma ora anche i contrattualizzati con la busta paga falcidiata da solidarietà e cassa-Covid. Nei giorni più bui del coronavirus, nel cuore di una Firenze spettrale, non ci siamo mai fermati. E' vero, abbiamo chiuso gli uffici per tre settimane, ma l'operatività non si è mai fermata. Con lo spirito di servizio di sempre.

E questo, virus a parte, nonostante il moltiplicarsi degli impegni, in maniera esponenziale, in un periodo segnato da preoccupazione crescente per il destino della professione, e soprattutto del nostro lavoro, minato da una crisi acuta, capace di portarci all'annientamento senza i dovuti interventi. Nessuno, credetemi, può dirsi al sicuro. E più avanti cercherò di disegnare un quadro che appare devastato da situazioni fino a qualche anno fa impensabili. Ma prima dell'elenco triste voglio rassicurare tutti: il sindacato dei giornalisti, unico e unitario, bene prezioso al quale è affidata non solo la tutela economico-contrattuale, ma anche la difesa delle condizioni giuridiche e politiche che garantiscono un'informazione libera, è pronto a rilanciare e sostenere la sfida: prima di tutto contro la diffusa ostilità di molti personaggi (non solo della politica, ma anche dell'economia e delle istituzioni) che vorrebbero dare un taglio all'informazione libera, riducendo gli spazi di autonomia dei giornalisti, privilegiando il pensiero unico. Poi nei confronti degli editori: con i quali siamo pronti a confrontarci a tutto campo, a patto che cambino, finalmente, modo di pensare: abbiamo un Pil da tempo di guerra e non è accettabile che si continui a fare tagli indiscriminati al costo del lavoro, senza avere un'idea, un progetto, una capacità di ripensare a come stare sul mercato. Il prossimo attacco sarà al contratto di lavoro, che vorrebbero smantellare, nelle voci economiche e nelle norme. Ci faremo trovare pronti: anche a far capire loro, cioè agli editori, che l'informazione, bene primario, non può essere svenduta. Se vogliono essere imprenditori all'altezza dei tempi, imparino a investire, a innovare, ad abbandonare la vecchia mentalità della rendita di posizione legata ai ricavi dell'edicola e della pubblicità. Con l'economia lanciata a 5.0, nell'era della conoscenza condivisa, si abbia il coraggio di cercare nuove strade per generare entrate.

SITUAZIONE GIORNALI  - Durante il lockdown, l'informazione, soprattutto in Toscana, è stata davvero all'altezza del suo compito. Lo segnalo come dato di fatto: Tv, radio, carta stampata, giornali online hanno operato al meglio, nonostante condizioni di lavoro proibitive. I giornalisti, anche quelli che hanno fatto smart working, sono andati a cercare le notizie, hanno rischiato, hanno raccontato, giorno dopo giorno, la lotta al virus. Ma nello stesso tempo sono esplose, o si sono acuite, le crisi aziendali. Solo mitigate dalla cassa integrazione covid, di cui molti editori si sono voluti giovare. Ma in particolare, ora, preoccupa la situazione de Il Tirreno di Livorno, coinvolto nel passaggio di proprietà dal solido gruppo Gedi a una cordata d'imprenditori riuniti nella nuova società SAE. L'Associazione Stampa Toscana si è attivata da subito per capire quali motivazioni abbiano spinto la SAE, guidata da Alberto Leonardis, ad acquisire il Tirreno, le Gazzette di Modena e Reggio e La Nuova Ferrara. In tutto sono 163 posti di lavoro di giornalisti. Con una battuta, voglio sperare che questi signori siano editori e non ... chiuditori. Per avere certezze sulle loro intenzioni, è stato chiesto un tavolo nazionale al sottosegretario Martella, ovviamente con il coinvolgimento della Fnsi. Ed è stato chiesto anche un tavolo regionale al neo presidente della giunta toscana, Eugenio Giani. Il sindacato non è certamente contrario a nuove forze imprenditoriali, e a nuovi capitali che entrano nel mondo dell'editoria, ma a questi signori si devono chiedere garanzie: per i giornalisti, per i lettori, per il territorio.

E non mancano fonti di preoccupazioni per un'altra realtà di carta stampata da decenni presente in Toscana: Il Corriere dell'Umbria ha annunciato la chiusura delle redazioni di Arezzo e Siena. Attenzione: delle redazioni, non delle edizioni. Significa che le cronache continueranno ad essere seguite da Perugia. Dove sono stati chiamati a lavorare tutti i giornalisti articoli 1. Durante gli incontri sindacali ho usato, provocatoriamente, l'espressione "deportati". E ho dovuto insistere per far capire che gli articoli 2, non avendo obbligo di lavorare in redazione, a norma di contratto di lavoro potevano restare a lavorare nei luoghi di residenza. Non pochi colleghi hanno deciso di ricorrere all'articolo 22 e di licenziarsi per giusta causa. La situazione del giornale è, oggettivamente, difficile, ma la Fnsi e le Associazioni regionali di stampa Toscana, Umbra e Romana si rifiutarono di firmare, in aprile, una cassa integrazione non a rotazione. Controfirmata solo da una parte del Cdr. Così come ora, la stessa Fnsi e le tre Assostampa, non firmeranno la cassa integrazione finalizzata anche alla richiesta di prepensionamenti. Più utile sarebbe stata una cassa Covid, che avrebbe, se non altro, allungato il periodo di solidarietà. Alla fine del quale l'Azienda, per sua stessa ammissione, prevede licenziamenti. E stanno facendo sacrifici anche i colleghi de La Nazione, che provengono da 8 anni di solidarietà, pesantemente riverberati in busta paga, i quali ora devono sostenere 5 giorni di cassa Covid. L'Editore avrebbe voluto la Cassa anche oper gli articoli 2 e 12. Un tavolo nazionale - con Fnsi, Associazioni regionali di stampa e Cdr - ha  fatto capire che non era una strada percorribile. Speriamo non vengano trovate scorciatoie per abbassare i già magri compensi di questi colleghi. E sacrifici sono richiesti ai colleghi di Repubblica, ora in cassa Covid, in attesa di riprendere a gennaio la solidarietà. Che è un vantaggio soprattutto per gli editori.

Chiudo la parentesi, purtroppo non breve dedicata alla carta stampata, per mandare un abbraccio al carissimo amico e collega Paolo Ermini, andato in pensione, dopo aver fondato e diretto per oltre dieci anni il Corriere Fiorentino. Al cui timone è stato chiamato un bravissimo collega, Roberto De Ponti, al quale rinnovo, davvero di cuore, gli auguri di buon lavoro. E aggiungo un appello degli edicolanti: la loro progressiva scomparsa incide non poco sulla progressiva diminuzione della vendita di giornali. Molti devono ancora ricevere i rimborsi per la distribuzione delle mascherine voluta dalla Regione. Le Istituzioni si devono ricordare di loro, che sono punti di riferimento, di vita e di informazione sul territorio.

RADIO, TV, GIORNALI ONLINE - L'Associazione stampa Toscana, ribadisco, non ha lasciato solo nessuno, nel vero senso della parola. Siamo scesi al fianco dei colleghi di Radio Esse di Siena, ingiustamente licenziati, accollandoci anche una parte di spese legali e procedurali. A breve, il 21 ottobre, ci sarà l'udienza davanti al tribunale del lavoro senese. Dal quale ci aspettiamo giustizia. Così come abbiamo sostenuto le ragioni dei giornalisti di Toscana 24, rimasti per mesi senza stipendio. Devo però riconoscere che il loro Editore di riferimento, Confindustria Firenze, ha accolto, sia pure dopo non poche pressioni, la richiesta dell'Associazione Stampa Toscana di pagare tutti gli arretrati. Anche ai collaboratori. Ora ci aspettiamo un rilancio e un consolidamento della testata. E un riconoscimento lo devo a Radio Sportiva e all'Editore Giunti, che hanno accolto le nostre richieste, a tutela dei giornalisti, in cambio della firma per la cassa integrazione Covid.

REGIONE TOSCANA - La situazione, lo so bene, è difficile per chiunque faccia informazione. Radio, Tv e siti online soffrono. Ma a questo punto della relazione, voglio fare un ringraziamento non formale: al presidente uscente della Regione Toscana, Enrico Rossi, che ha mantenuto pienamente gli impegni sottoscritti nel protocollo firmato nel 2015. Impegni per i contributi alle emittenti, attraverso i bandi regionali, e impegni per la comunicazione. Nel lockdown, Rossi ha accolto tutte le richieste dell'Assostampa: dai test sierologici, che i giornalisti hanno potuto fare subito, al pari degli operatori sanitari, al riconoscimento ai colleghi impegnati nelle Asl e negli ospedali, quelli che hanno lavorato al fianco di medici e infermieri per documentare la lotta al Covid. Anche loro hanno rischiato. E anche a loro sono andati i benefici regionali. Grazie alla sensibilità di Rossi. Che ha risolto, insieme all'assessore Vittorio Bugli, il problema delle mascherine in tv. Con apposita delibera, sempre sollecitata dall'Ast, è stato concesso a conduttori e ospiti in studio di non indossare le mascherine, quando c'era un giusto distanziamento. E non basta: la Regione, ecco la nostra quarta richiesta, nel periodo del lockdown ha inserito anche le piccole aziende editoriali, in difficoltà a pagare gli stipendi, fra quelle che hanno ottenuto contributi straordinari per l'emergenza.

Ora sono certo che anche Eugenio Giani, neo presidente della Regione Toscana, terrà fede agli impegni presi con il nuovo protocollo, firmato con la penna e con il cuore, come affermò in Ast. Devo dare comunque atto anche a quattro suoi competitori (i candidati del Centrodestra, del Movimento 5 Stelle, di Toscana a sinistra e del partico comunista di Marco Rizzo) di aver sottoscritto la nostra carta. Mi aspetto, da chi è entrato in consiglio regionale, l'impegno a sostenere quei punti condivisi in favore dell'informazione.

Purtroppo, anche i colleghi giornalisti dell’agenzia di informazione della Giunta regionale toscana e dell’ufficio stampa del Consiglio regionale, venti in tutto, non sono stati risparmiati dal momento difficile che sta attraversando la categoria. Da luglio scorso, tutti assunti a suo tempo con concorso, hanno dovuto abbandonare il contratto Fieg-Fnsi che dal 2007 veniva loro applicato in virtù di una legge regionale (fortemente voluta, all'epoca, dall'Associazione Stampa Toscana) che era ben fatta ma che la Regione è stata costretta ad abrogare anzitempo per l’intervento della Corte dei Conti, che non avrebbe altrimenti parificato quella parte di bilancio. La sorte di quella legge era comunque segnata dopo l’introduzione del profilo del giornalista della pubblica amministrazione nel contratto del pubblico impiego del 2018 e la raffica di sentenze di incostituzionalità della Consulta su molte leggi regionali con cui era stato applicato il CNLG. Abbiamo limitato i danni. Associazione Stampa Toscana, Cdr dell'Agenzia della giunta e fiduciaria dell'ufficio stampa del Consiglio regionali, magistralmente affiancati da Tommaso Daquanno, direttore generale della Fnsi, sono riusciti a mettere in sicurezza le voci fisse e continuative degli stipendi dei colleghi, applicando una norma di salvaguardia approvata, non senza il nostro impegno, dal Parlamento ad inizio anno. Con il premio di produttività saranno colmate le perdite sulle voci variabili. E’ stato il frutto di un confronto con gli uffici regionali, che tuttora sta proseguendo per gli aspetti, altrettanti importanti, che riguardano orari ed organizzazione. Il resto della partita si giocherà ai tavoli nazionali: per assicurare una progressività a quegli stipendi che, altrimenti, saranno sterilizzati per decenni e per individuare indennità specifiche per i giornalisti (e la copertura di Casagit) ai futuri nuovi assunti, che speriamo numerosi. Anche ai tavoli nazionali, Ast sarà pronta a fornire il suo contributo, di idee e di reti di relazioni.

AGENZIE DI STAMPA - Una fase particolarmente critica è attraversata dalle agenzie di stampa, cioè dalle strutture alle quali è affidata la produzione e diffusione dell’informazione primaria. Sul territorio sono radicate le più importanti realtà italiane: Ansa, Agi, Adnkronos, Dire, Askanews, Italpress . Una vertenza particolarmente dura e complessa è quella che ha visto impegnata l’Ast, in prima fila, a fianco dei colleghi di Askanews. Sono stati scongiurati, anche se a fronte di non pochi sacrifici, i licenziamenti prospettati da una proprietà incerta e sfuggente e poste le basi perché non vi siano più alibi per la stabilità dei posti di lavoro. L’Ast è stata a fianco dell’Ansa nella recente vertenza, segnata da diversi giorni di sciopero, dopo l’annuncio dell’azienda di un ricorso massiccio alla cig e ad un ulteriore taglio al budget dei collaboratori, cioè alla parte più debole del corpo redazionale. Per le agenzie serve una legge di sistema, che sappia anche correggere gli ingenti danni provocati dalla scelta del governo nel 2017 di ricorrere a gare d’appalto per la fornitura dei servizi di agenzia alla pubblica amministrazione centrale, come se si trattasse di acquistare carta da fotocopie al prezzo più conveniente e non produzioni giornalistiche professionali: un modello sciaguratamente seguito a cascata anche da alcuni settori della pubblica amministrazione locale in Toscana con gravi contraccolpi sulla qualità dell’informazione prodotta dai territori.

VIOLENZE SUI COLLEGHI - Inserisco qui il triste capitolo, anche se avrebbe meritato di figurare in primissimo piano. Intollerabile, inaccettabile e canagliesco l'atteggiamento che, proprio nei giorni del lockdown, è stato tenuto con i giornalisti in prima linea. E'  toccato al collega Antonio Passanese del Corriere Fiorentino, è toccato ad alcuni colleghi de Il Tirreno di Livorno (attaccati con una spranga di ferro da un edicolante), è capitato a Francesco Selvi, aggredito nientemeno che da Beppe Grillo. Incredibile e pazzesco: che lo stesso Selvi sia stato deferito da un grillino al Consiglio di disciplina dell'Ordine. L'Associazione Stampa Toscana, e anche l'Ordine naturalmente, sono prontamente intervenuti, denunciando i fatti e chiedendo l'intervento dei prefetti e delle forze dell'ordine. La solidarietà non è mancata, anche per altri episodi che abbiamo dovuto registrare, ma chiedo con forza che il nostro lavoro sia realmente tutelato. Gli interventi a posteriori sono poco utili. Vogliamo essere cronisti, non martiri.

MAGISTRATURA - Devo onestamente ringraziare tutte le Istituzioni per la vicinanza all'Ast. Della Regione ho detto. Aggiungo il Comune di Firenze. Ma un ringraziamento va alla magistratura fiorentina e in particolare a Margherita Cassano, già presidente della Corte d'Appello e ora presidente aggiunto della Corte di Cassazione. Il protocollo per l'accesso di giornalisti telecineoperatori e fotoreporter sta funzionando bene. Proprio qualche giorno fa sono stato a Palazzo di giustizia, per incontrare il presidente vicario della Corte d'appello, Alessandro Nencini, e il procuratore generale, Marcello Viola, con i quali è stato concordato di prorogare le tessere in scadenza a ottobre. Naturalmente d'intesa con la Presidente del Tribunale, Marilena Rizzo, e con il Procuratore capo, Giuseppe Creazzo. Tutto questo In attesa di una revisione che Ast si è impegnata a fare, naturalmente con la collaborazione di Cdr e fiduciari.

UFFICI STAMPA - Abbiamo avuto alcune soddisfazioni su questo fronte. Nel senso che si sono aperti nuovi posti di lavoro per giornalisti, assunti a tempo indeterminato. Ne cito uno come esempio: la Fondazione Collodi. Ringrazio il presidente, Pier Francesco Bernacchi, il quale non aveva nessun addetto alla comunicazione, assunse una giornalista a tempo determinato. Pochi mesi fa, quel contratto è stato trasformato a tempo indeterminato. Stiamo lavorando, come sindacato, per cercare di sistemare altre posizioni. Ma insistiamo molto sugli uffici stampa pubblici: ci sono enti che ancora fanno scrivere i comunicati agli impiegati degli uffici senza rendersi conto che la comunicazione è un valore. E deve essere ben fatta soprattutto quando si rivolge a cittadini che comunque pagano anche per essere informati. L'Ast sta portando avanti un censimento sugli uffici stampa pubblici, affidato a due colleghe, Silvia Gigli e Susanna Bagnoli. Non pochi comuni non hanno risposto ai questionari. Abbiamo informato il presidente dell'Anci, Matteo Biffoni - con il quale abbiamo firmato da anni un protocollo di collaborazione proprio per favorire l'assunzione di giornalisti negli uffici stampa dei comuni - che faremo pubblicamente i nomi dei sindaci che si rifiuteranno di collaborare. I soldi dei comuni sono pubblici: abbiamo il diritto di sapere come vengono impiegati, anche per comunicare.

SMART WORKING - Il decreto legge del 7 ottobre 2020 ha prorogato al 31 gennaio 2021 la dichiarazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19. Di conseguenza è posticipato al 31 dicembre 2020 il termine ultimo finale per l’applicazione unilaterale e senza accordo, da parte dei datori di lavoro, della modalità di lavoro agile (o smart working) per i propri dipendenti. Pertanto, a partire dal 1° gennaio 2021, l’applicazione della modalità del lavoro agile all’interno delle redazioni dovrà avvenire in base ad accordo. Appare evidente quindi che quando si parla di accordo sullo smart working nelle testate giornalistiche è sempre necessario considerare il ruolo peculiare che il contratto riconosce a Direttore e CDR. La Fnsi ha predisposto un vademecum che le associazioni regionali di stampa illustreranno prossimamente ai Comitati e fiduciari di redazione, in modo da evitare le storture di un'applicazione sbagliata dello smart working. Ci sono editori che potrebbero usarlo per allontanare i giornalisti dalle redazioni, oppure trasformarli, col tempo, in collaboratori esterni. Io sono convinto che il giornalista si fa in redazione, ma in ogni caso penso che sia indispensabile fissare regole precise. A tutela di tutti. Appena riceverà il vademecum dalla Fnsi, l'Ast, in stretta collaborazione con la Consulta dei comitati di redazione, fisserà l'incontro. Probabilmente da remoto, anche se sarebbe assai più efficace vedersi in presenza.

CONTRATTO USPI - Com'è noto, ad ottobre 2019, la FNSI ha disdettato il contratto collettivo FNSI/USPI del 2018, in scadenza a maggio scorso. L’attuale stato delle trattative vede sul tavolo un’ipotesi di accordo tra le parti, con efficacia dal 1° giugno 2020. Il punto è la ridefinizione del campo di applicazione di un contratto nato per piccoli editori che non possono sostenere il contratto FIEG/FNSI e che invece è stato subito preso d’assalto da ‘signori’ editori a diffusione nazionale per risparmiare sul costo del lavoro. I colleghi assunti prima del 31 maggio scorso non corrono il rischio di perdere la copertura  contrattuale. Ed è allo studio un percorso di graduale conversione dei contratti ‘impropri’ di editori che piccoli non sono dall’attuale contratto Uspi a quello Fieg. Tra gli obiettivi della FNSI, nel nuovo contratto, abbiamo anche, il riconoscimento di aumenti retributivi, il superamento delle vecchie norme transitorie con progressivo miglioramento dell’inquadramento dei colleghi ed il riconoscimento dell’assicurazione CASAGIT a tutti i colleghi assunti con il contratto USPI.

ESODATI - I delegati dell’Ast al congresso di Levico Terme sono stati i primi firmatari di una mozione, approvata per acclamazione, che poneva il problema dei colleghi licenziati da aziende poi fallite e che sono rimasti senza stipendio, senza sostegno e senza una ragionevole speranza di poter far valere i propri diritti pensionistici in tempi ragionevoli. Molti di loro hanno perso il lavoro quando già erano oltre la metà del loro percorso professionale, incappando non solo nelle maglie di complesse e spesso tortuose procedure di fallimento ma anche in quelle della riforma pensionistica che ha allontanato la possibilità di assicurarsi un minimo reddito in assenza, per età, di poter essere riassorbiti da un mercato del lavoro già asfittico. Recentemente si è costituito, in seno all’Associazione stampa romana, il cosiddetto Comitato esodati che ha incontrato i vertici di Fnsi e di Inpgi, lanciando un censimento al quale Ast ha partecipato insieme ad altre associazioni. Dalla verifica compiuta in Toscana ci sono almeno una trentina di colleghi in tale situazione che non possono essere lasciati soli. Una parola di chiarezza una volta per tutte: non si tratta di mandarli tutti in pensione tutti insieme  qualsiasi sia la loro età e posizione contributiva, bensì di costruire per loro un percorso che almeno riproduca le condizioni che c’erano quando hanno perso il lavoro. Consideriamo un’ingiustizia, e auspichiamo che anche la Fnsi sia dello stesso parere, autorizzare prepensionamenti che vanno a solo vantaggio degli editori rendendo ancora più critica la situazione dell’Inpgi e spogliando le redazioni senza aver risolto il problema del ristretto numero di questi colleghi.

AST - In chiusura lasciatemi rivolgere un augurio sincero a due colleghi, toscani e iscritti all'Ast, ma soprattutto carissimi amici, che possono a buon diritto aspirare a ricoprire due prestigiosi incarichi nazionali: Carlo Bartoli, candidato alla presidenza dell'ordine (e auguri a Giampaolo Marchini, candidato a succedergli in Toscana) e Franco Morabito, indicato per la presidenza dell'Ussi, l'unione stampa sportiva. Sono al loro fianco nelle non facili scalate. Fatemi poi dire che avrei voluto questa assemblea in presenza. Era stato programmato un seminario interessantissimo nella sede Rai, ma il Covid ha impedito che si potesse realizzare. Appena possibile riprenderemo i nostri corsi di formazione, che hanno riscosso sempre grande successo.

Ma a questo punto, dopo aver sottolineato il percorso rigorosamente unitario dell'Ast, nel rispetto delle scelte di tutti, e di custodia della sua marcata autonomia, senza che questa sia in contrasto con il patto federale, lasciatemi rivolgere un sincero grazie a tutti i componenti del consiglio direttivo Ast, all'amico fraterno Stefano Fabbri, diventato vicepresidente. A Paola Fichera, eletta nella giunta esecutiva della Fnsi. A Duccio Moschella e a tutti i componenti del collegio dei probiviri.  A Walter Fortini e a tutti i componenti del collegio dei revisori dei conti. Ai fiduciari di Inpgi e Casagit, Olga Mugnaini e Pino Miglino. Ai grandi consulenti: avvocato Pier Luigi D'Antonio, dottor Luigi Cobisi, dottor Massimiliano Cecchi. Alle nostre impareggiabili signore della segreteria: Elena Bencini, Sonia Papalini, Tiziana Isitani.

Tutto questo prima di chiudere con un ricordo di chi, dal settembre 2019 ad oggi, ci ha lasciato:

Alessandro Rialti (per il quale, insieme all'Ussi, abbiamo chiesto a Comune di Firenze e Fiorentina di dedicare la tribuna stampa dello stadio Franchi)

Pino Rea (lo ricorderemo, appena possibile, in maniera degna di un grande giornalista e sindacalista)

Franco Carnieri (valoroso collega del Tirreno, sempre accanto agli ultimi)

Elio Aloisio (recentemente scomparso e rimpianto)

Roberto Germogli (grandissimo fotoreporter, primo di una dinastia di colleghi che lavorano con la macchina fotografica)

Leandro Giani (corrispondente umile, ma prezioso, per decenni de La Nazione).

Del bilancio, di cui parleranno diffusamente tesoriere e presidente del collegio dei revisori dei conti, posso dire non solo che è stato gestito con grande attenzione, impiegando le risorse, oltre che per le spese ordinarie, solo per aiutare i colleghi in difficoltà soprattutto per vertenze costose. Perché, lo ripeto, non abbiamo lasciato e  non lasceremo mai solo nessuno.