Quest’ultimo è forse l’aspetto meno prevedibile della ricerca “Giornalisti fra passato e futuro”, promossa dall’Unione nazionale giornalisti pensionati e pubblicata a cura della Fondazione Murialdi per le edizioni All Around, presentata nella sede della FNSI nel corso di una sessione straordinaria del Consiglio nazionale UNGP aperta ai dirigenti degli Enti della categoria - Ordine, Fnsi, Inpgi, Casagit, Fondo complementare - e a quanti hanno manifestato interesse per l’iniziativa.
L’indagine coordinata dalla professoressa Laura Rizzi dell’Università di Udine - seguita passo passo per l’Unione dal presidente e Guido Bossa e da Patrizia Disnan - si è svolta fra il gennaio e il giugno del 2021, attraverso la diffusione di un questionario proposto ai colleghi in quiescenza. Hanno risposto in 900. Ed il materiale raccolto è stato analizzato dalla prof. Rizzi, affiancata da una sorta di “redazione virtuale” dell’UNGP.
Un lavoro di scandaglio - come ha sottolineato il presidente della FNSI Giuseppe Giulietti - che fornisce una radiografia “ampia, documentata e non consolatoria “ della nostra professione, segno di una partecipazione “critica e vivace” alla vita del sindacato. Dai dati illustrati dalla prof. Rizzi la patologia che affligge il mondo del giornalismo in Italia è lampante: solo il 23 per cento dei pensionati aveva infatti raggiunto i requisiti ordinari di vecchiaia, il 43 quello di anzianità e addirittura il 30 per cento era stato “prepensionato”, con le conseguenze ben note che hanno portato al declino dell’Istituto di previdenza.
Ma la “fotografia” che emerge è anche quella di professionisti ben presenti nella vita culturale e sindacale, che in molti casi lavorano e collaborano in forme autonome, che non hanno abbandonato il mestiere, pur essendone stati espulsi spesso in modo coercitivo e doloroso. Nella ricerca si sottolinea infatti che il 34,6 per cento dei pensionati (26,4 fra le donne) non cessa di svolgere un’attività nei limiti previsti dalla normativa e dalla deontologia che riconoscono e rispettano.
Il questionario mette in luce altre interessanti propensioni dei giornalisti in pensione: la maggioranza si è sempre mantenuta in contatto con l’INPGI, ha partecipato con regolarità agli incontri e ha giudicato positivamente le attività ed i Servizi organizzati a livello locale. Si è poi dichiarata disponibile a collaborare soprattutto nell’ambito della formazione programmata dall’Associazione e dall’Ordine di appartenenza, interessata agli eventi culturali, teatrali e musicali. Insomma Il 92 per cento dei pensionati continua a tenersi aggiornato.
Come abbiamo detto, altro aspetto da non sottovalutare: il 68 per cento - un numero nettamente superiore a quello dei partecipanti alle assemblee regionali che hanno eletto i delegati all’ultimo congresso dell’Ungp - dichiara di essere iscritto al sindacato unitario; i cui vertici (lo hanno ribadito il presidente Giulietti ed il segretario generale Raffele Lorusso) aprono ancora di più le porte ritenendo infatti “indispensabile” il ruolo dei pensionati nella FNSI: “non solo custodi della memoria, ma anche protagonisti della costruzione del futuro”.
Siamo all’alba di una nuova stagione congressuale del sindacato. Anche l’UNGP e il Gruppo Toscano Seniores voteranno presumibilmente tra il gennaio-febbraio 2023, per eleggere i delegati a Roma e per rinnovare il direttivo all’insegna di un giusto ricambio. Per “costruire il futuro insieme e per le nuove generazioni”, dobbiamo coinvolgere tutti gli iscritti, anche quelli “silenti”, partendo sì dagli spunti suggeriti dal sondaggio, ma avviando allo stesso tempo una riflessione seria sulla riforma dell’editoria (che la FNSI porterà avanti insieme all’Ordine in un confronto serrato col governo e la FIEG per eliminare la piaga del precariato), sul sistema previdenziale dopo il passaggio dall’INPGI all’INPS, sulla continuità del Fondo Ex Fissa, sulle novità di Casagit Salute.
Ma soprattutto dobbiamo raggiungere quella percentuale ancora troppo larga che finora non ha ritenuto di farlo e che deve appunto dimostrare concretamente, con l’adesione alle Associazioni territoriali ed ai Gruppi regionali seniores, il desiderio di partecipazione manifestato nel sondaggio. Qui in Toscana l’AST si sta organizzando per affrontare la difficile fase della “transizione”, anche in termini di Servizi. Ne usufruiremo naturalmente pure noi pensionati, assicurando una costante presenza ai corsi di formazione, del resto mai completamente interrotti durante i due anni di lockdown.
Speriamo di poter riprendere presto le attività ricreative e culturali organizzate fino all’arrivo delle restrizioni Covid. E’ vero: a molti sono mancate. Le nostre modeste risorse hanno però dato sostanza al Fondo di solidarietà creato dall’AST, intitolato al mio predecessore Marcantonio Morelli. Il nostro gesto, molto apprezzato dai più giovani, ha permesso di strappare un sorriso ad alcuni colleghi gravemente colpiti dal precariato giornalistico. E sicuramente rinsalda il “Patto tra generazioni”, architrave del nostro Sindacato unitario.
Antonio Lovascio – Presidente Gruppo Toscano Giornalisti Seniores