Se i loro volti li conoscevano solo alcuni colleghi amici, le loro voci sono risuonate familiari a tutti i presenti che hanno affollato la sala Aldo Ducci di Arezzo per il seminario su “La radiodiffusione nello sport”. L’iniziativa, valida anche per la formazione professionale obbligatoria, è stata organizzata dal Panathlon di Arezzo, dal Mumec, dall’Ussi e dall’Associazione Stampa Toscana, il cui presidente Sandro Bennucci ha condotto i lavori.
L’aver calato sul tavolo calano tre assi del calibro di Giacomo Santini (giornalista, radiocronista, già Presidente Panathlon International), Riccardo Cucchi (giornalista, scrittore e radiocronista) e Filippo Grassia (giornalista radiotelevisivo, scrittore, Past President Panathlon Club Milano) è stato l’assist vincente di una iniziativa che ha consentito di ripercorrere il connubio straordinario tra sport e radiofonia.
Coinvolgente ed emozionante la cornice: l’evento, nato grazie alla straordinaria collaborazione del collega Ivo Brocchi si è svolto all’interno del museo dei mezzi della comunicazione (Mumec) che espone quasi 2.000 pezzi appartenenti alla storia della radio in Italia, tutti restaurati e funzionanti. Una collezione di eccezionale valore, presentata da Valentina e Fausto Casi (direttrice e fondatore) che hanno ricordato l’occasione unica dei 150 anni dalla nascita di Gugliemo Marconi, i 100 anni della radio italiana e i 70 anni della Televisione italiana.
Da parte loro Santini, Cucchi e Grassia, hanno ripercorso la storia di questo incredibile programma di successo della domenica pomeriggio che collegava tutti i campi di calcio. Un programma nato dall’intelligenza e dalla capacità creativa di giornalisti che hanno fatto al storia: Guglielmo Moretti, Roberto Bortoluzzi, Sergio Zavoli e Giorgio Boriani.
E assieme a Santini, Cucchi e Grassia, un nutrito gruppo di grandi firme sono state le voci narranti del calcio e del tifo italiano che cambiava come la società: da Nicolò Carosio ad Enrico Ameri, da Sandro Ciotti a Beppe Viola, da Everardo Dalla Noce a Carlo Nesti, da Bruno Gentili a Francesco Repice, da Emanuele Dotto a Giovanni Scaramuzzino.
Un programma e uno stile di fare radio, colto ma popolare, con una grande capacità dialettica, rapidità nella gestione degli avvenimenti, cultura dello scrivere e del parlare, coniando neologismi e modi di ire ancora oggi validissimi.
La radio, attraverso lo sport, è stata la compagna fedele di milioni di famiglie, incollate o ai vecchi ricevitori a valvole che erano nelle case, o alle autoradio delle utilitarie, o ai “transitor” degli anni ’70, fino ai piu moderni ricevitori di fine secolo.
Santini, Cucchi, Grassia hanno raccontato aneddoti nati all’interno, della loro ricca redazione, fermento delle idee, capacità di essere squadra: tutti elementi che si sono persi nel tempo per la crisi dell’editoria, la scarsa considerazione che molti editori hanno in relazione alla qualità del prodotto che solo con professionisti competenti si puo garantire; e dall’evento della tecnologia che ha reso piu facile lavorare, ma in molti casi ha soffocato la creatività e l’innovazione. Ciononostante buona parte delle migliori firme del giornalismo italiano sono passate dalle redazioni sportive
I lavori sono stati conclusi dagli interventi di Siro Pasquini giornalista e titolare di Radio Emme (emittente valdarnese nata nel 1976 che ha fondato sullo sport la sua programmazione), e Giuseppe Misuri, giornalista ed editore di RadioFly di Arezzo.
Al seminario hanno portato il loro saluto Mario Fruganti – presidente del Panathlon Club Arezzo (che ha consegnato al presidente dell’Ast Bennucci lo stendardo del sodalizio), Giorgio Chinellato, Presidente del Panathlon International, Federico Scapecchi, assessore allo sport del Comune di Arezzo, Simone Cardullo, Presidente del Coni della Toscana e il consigliere regionale Marco Casucci.