Ast - Fnsi: in piazza a Roma il 20 maggio. Governo e parlamento ignorano informazione e lavoro

La Fnsi considera ineludibile un patto con le istituzioni per dare piena attuazione all’articolo 21 della Costituzione. È necessario rimettere al centro del dibattito pubblico i temi che riguardano l’informazione nel nostro Paese. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza non assegna la giusta attenzione a chi fa informazione, attività essenziale e fondamentale per la tenuta delle istituzioni democratiche e far crescere un’opinione pubblica matura. Nessun segnale concreto dal governo e dal parlamento giunge su questioni fondamentali che riguardano la libertà, i diritti, la dignità del lavoro di chi ogni giorno si sforza di aiutare i cittadini a conoscere e a comprendere.
Le proposte di legge sulla cancellazione del carcere per i giornalisti e per il contrasto alle querele bavaglio sono ferme in parlamento. Non c’è alcuna volontà di mettere mano alla riforma della Rai, sottraendone la governance al controllo del potere esecutivo. I temi del rafforzamento del mercato del lavoro, dell’equo compenso per gli autonomi e del contrasto alla precarietà dilagante sono scomparsi dal dibattito e dall’agenda politica. Nel frattempo, il governo si prepara a destinare altre risorse pubbliche al sostegno del pensionamento anticipato dei giornalisti, aggravando ulteriormente la situazione finanziaria dell’Inpgi senza adottare gli interventi e le misure strutturali necessarie per la messa in sicurezza dell’Istituto.
L’informazione italiana ha bisogno di una nuova legge di sistema per affrontare in maniera compiuta la delicata fase di transizione digitale, valorizzando il lavoro di quanti oggi svolgono la propria attività su una molteplicità di piattaforme.
L’impostazione che sta prendendo corpo è inaccettabile perché rischia di trasformare il passaggio al digitale in una fase di indebolimento e marginalizzazione dell’informazione di qualità e di distruzione di posti di lavoro. A questa prospettiva i giornalisti italiani hanno il dovere di opporsi, chiamando il governo, a cominciare dal suo presidente, Mario Draghi, ad una presa di coscienza e ad un confronto serrato, esattamente come avvenuto per altri settori, che restituisca all’informazione e al lavoro di chi fa informazione la centralità e il ruolo previsti dalla Costituzione.