“La Toscana continua nel solco del Congresso di Chianciano”
“La Toscana continua nel solco del Congresso di Chianciano, e ancora una volta la Toscana sarà decisa nelle sue scelte nell’alveo della Federazione nazionale della stampa ma con alcuni distinguo”, precisa Sandro Bennucci prima di esprimere la propria condivisione della scelta di inserire nel manifesto del congresso l’immagine della macchina da scrivere. “Perché quando si usava non si faceva il copia e incolla. L’incolla era più complicato e anche i direttori erano attenti a vedere se i testi erano troppo aderenti alle agenzie”.
“Non è una questione di nostalgia canaglia, ma voglio dire solo che bisogna avere rispetto per ciò che c’è stato in passato. All’epoca c’era una grande selezione e non è vero che non c’erano problemi. Era difficilissimo entrare nelle redazioni”. Tornando ai giorni nostri, negli ultimi cinque anni con l’Associazione “abbiamo fatto battaglie importanti ad esempio per far regolarizzare 15 colleghi che lavoravano a nero in una radio; per i colleghi di Italia7; abbiamo ospitato – afferma Bennucci – la sorella di Daphne Caruana Galizia e un seminario sul linguaggio sul famminicidio”. Un plauso alla relazione del Segretario Lorusso e un “avvertimento”, staremo a guardare che le promesse “siano mantenute”.
“Attenzione che il precariato non è solo giovanile”
“È la prima volta che intervengo in un congresso Fnsi da pre-pensionato Ansa. Ne ho parlato con i miei colleghi, ma non mi aspettavo di essere invidiato da loro. Che tristezza!”, dice Stefano Fabbri.
“Ho ascoltato la relazione di Lorusso e condivido due esortazioni importanti: 1) non lasciare solo nessuno. 2) la solidarietà non è a senso unico. Ho partecipato alla manifestazione sotto il Ministero dello Sviluppo Economico, ma dobbiamo trovare nuove occasioni di confronto con il potere esecutivo. Non possiamo aspettare il cadavere del governo. Non abbiamo tempo!”, prosegue.
“Condivido con Lorusso la necessità della abrogazione dei co.co.co. Il lavoro giornalistico deve realizzarsi compiutamente come lavoro subordinato. Devo fare una constatazione amara: il precariato non è solo giovanile. A 50 anni – conclude – si viene espulsi dai posti di lavoro e si finisce molto lontano dalle redazioni. Il sindacato toscano ha presentato una mozione con la quale chiederemo un censimento reale dei colleghi da prepensionare o ricollocare nel mondo del lavoro. È il nostro prossimo impegno”.
“Spero che il prossimo Congresso possa essere popolato di nuovi colleghi”
“Spero che il prossimo Congresso FNSI potrà essere popolato di nuovi colleghi”. Con queste parole Marzio Fatucchi, delegato di Firenze, apre il suo intervento e si pone la domanda sul futuro, ribadendo la necessità di tenere insieme un sindacato che possa affrontare tematiche e problemi rappresentando tutti coloro che operano nel mondo dell’informazione.
L’approccio degli editori è quello di razionalizzare in base ai costi. “La sfida digitale gli editori non la stanno nemmeno affrontando – dice poi – ma tocca al sindacato prendere atto della situazione. Ricordiamoci inoltre che la sfida digitale è come quella che sta coinvolgendo il settore produttivo, la cosiddetta industria 4.0, e gli stessi principi sulla rivoluzione del metodo di lavoro valgono anche per una professione intellettuale come la nostra. Non bisogna allarmarsi dunque, ma prendere spunto da altre esperienze e porre concretamente azioni in essere”.
“Partendo dalla consapevolezza che il ruolo del giornalista sia l’asse portante della democrazia – conclude Fatucchi – la libertà a cui si deve aspirare dev’essere non solo professionale ma anche economica, perché il rischio è di perdere professionalità molto valide nella fascia di età 35-45 anni come è capitato a molti colleghi, che preferiscono abbandonare la professione per fare un altro lavoro”.
“Dobbiamo riappropriarci delle redazioni e sottrarle al precariato”
“Sono una giornalista professionista privilegiata, ma è una fake news”: parte così Chiara Brilli, delegata toscana di Assostampa. “Ho un contratto Aeranti-Corallo che viene definito, da più parti, di serie B. Più basso di circa 400 euro rispetto al giornalista televisivo, una differenza rispetto al mio lavoro radiofonico che non mi spiego”, ha proseguito. Le immagini pervadono anche il mondo delle radio: “La crossmedialità ha portato le immagini nel nostro lavoro, con le varie dirette video che vanno sui portali”, ha sottolineato. E sul tema del lavoro usurante, Brilli ha ricordato che “oltre all’usura del lavoro va aggiunta la fatica di resistere quotidianamente ai poteri forti, a chi tenta di omologarti e di toglierti mezzi e diritti”. Anche la radio è in crisi: “L’emittenza radiotelevisiva si sta svuotando, nonostante i dati indichino chiaramente che il pubblico vuole un’informazione radiofonica locale. Dobbiamo riappropriarci delle redazioni e sottrarle al precariato”. Il territorio come punto di ricostruzione: “Ripartiamo dal territorio in ambito sindacale, dal lavoro, dall’informazione, dalla dignità contrattuale e da una indipendenza economica che tenga lontane le forti pressioni locali”, ha concluso.