Ranieri era un giornalista curiosissimo, a tutto campo, Mai paludato oppure snob. Mai sopra le righe. Mai esibizionista delle sue profonde conoscenze dei libri e della musica. Poteva raccontare il festival di Sanremo (scrisse anche un volumetto dedicato alle canzoni, dal titolo "Tu chiamale se vuoi...") o la sepoltura di Elizabeth Barrett Browning nel cimitero degli inglesi a Firenze, riuscendo a miscelare con sapienza la grazia e l'ironia descrittiva di cui era dotato. Tra i suoi libri anche 'II film della mia vita' (Rizzoli). Aveva curato la prefazione di 'Le mie canzoni' di Vasco Rossi (Mondadori) e dal 2005 era curatore dell'Almanacco Guanda. Ma il ricordo vero, quello che scaturisce dal profondo nel momento in cui si prende coscienza della sua scomparsa, è l'umiltà e la partecipazione alla vita di redazione, ai problemi dei colleghi. E la sua riconoscenza per chi - lo diceva spesso - ha la pazienza di sedersi a un tavolo sindacale per rappresentare tutti.