Marco Morelli aveva 91 anni (era nato il 26 luglio del 1931) e il sorriso stampato sulla bocca. Fino all'ultimo si è impegnato nel sindacato, come consigliere nazionale Unpgi, ma soprattutto, in maniera concreta, accogliendo e sostenendo con entusiasmo, insieme a Lovascio, la proposta del presidente Ast, Bennucci, di costituire il Fondo di solidarietà per i colleghi che si sono trovati in difficoltà, sia per mancanza di lavoro che a causa della pandemia.
Nella sua lunga carriera professionale, Morelli aveva lavorato nell'ufficio centrale de La Nazione, quando il giornale si stampava ancora con il piombo. Fece parte delle redazioni Interni ed Esteri, ricoprendo, come detto, anche la carica di caposervizio. Seguì le crisi internazionali e gli avvenimenti che si sono succeduti dagli Anni Sessanta. Profondo conoscitore della macchina del giornale, pronto nel dare il suo contributo ad edizioni speciali quando, come si dice in gergo, c'era da "ribattere", ossia cambiare le pagine e gli articoli in corsa per aggiornare l'ultima edizione. Fu fra coloro che vissero le notti, tragiche ma professionalmente esaltanti, dell'alluvione del '66: con le pagine scritte a Firenze ma stampate a Bologna perchè la rotativa di via Paolieri era finita sott'acqua. Morelli parlava spesso di quel periodo e ricordava la figura di Enrico Mattei, uno dei più grandi direttori del giornale fondato da Bettino Ricasoli.
Come presidente del Gruppo giornalisti pensionati, prima di passare il testimone a Lovascio, Marco Morelli aveva confermato la sua sensibilità sindacale, all’interno dell’AST, cercando di dare continuità alla formazione professionale, insieme allo svolgimento di una stimolante attività culturale. E' stato anche vicefiduciario dell'Inpgi per la Toscana, al fianco di Franco Picchiotti. Fra le sua passioni la musica (era un fan di Riccardo Muti) e la Fiorentina.
Assostampa e Gruppo pensionati hanno idealmente stretto in un affettuoso abbraccio la famiglia Morelli, la moglie Nicla e i figli Daniele, Gianni e Valerio, nel ricordo di un collega innamorato del suo lavoro e anche del sindacato, al quale si è dedicato con slancio fino alla fine dei suoi giorni.