Il successo di una manifestazione si tocca con l’intensità della partecipazione, giovedì 6 febbraio 2025 – all’Auditorium Terzani della biblioteca San Giorgio di Pistoia, molti hanno dichiarato di aver sono stati vissuto momenti di grande emozione.
Organizzata da Associazione Stampa Toscana, grazie all’impegno di Alessandra Chirimischi e in collaborazione con Associazione Araba Fenice OdV Viareggio, si è svolta la tavola rotonda “Ordine e disordine urbano: alla ricerca di un linguaggio comune”, obiettivo per il quale sono stati sentiti pareri ed esperienze significative.
Introdotto e moderato dal Presidente AST Sandro Bennucci, dall’incontro è uscito un segnale incoraggiante per il senso espresso da tutti i relatori – peraltro senza che questi l’avessero concordato – che riconoscono l’urgenza del tornare a dare il giusto valore alle parole, attribuendo all’uso della appropriatezza linguistica un valore per recuperare il rispetto fra e verso le persone. Valore che ciascuno ha argomentato secondo prospettive individuali, ma sempre concilianti il punto di vista de “l’altro”.
Nonostante la complessità dei tempi che viviamo, il dialogo – come risultante dell’uso di un linguaggio comune – si profila non solo come possibile, ma anche come unica via auspicabile.
Ad aprire gli interventi Emma Viviani, la sociologa urbanista che con “Il Parco sociale La Fenice di Viareggio: inclusione, sostenibilità e partecipazione” ha raccontato minuziosamente l’esperienza con l’Associazione Araba Fenice, che ha recuperato uno dalla micro-criminalità uno spazio verde, restituendolo a bene comune. Risultato ottenuto lavorando non per le persone ma con le persone, che grazie al lavoro condiviso acquisivano il senso di responsabilità civica, c’è la persona che mette la persona al centro.
Ha anche spiegato come, un metodo di lavoro così prospettato – il cui fulcro dinamico è l’auto-progettazione – la trova impegnata a cercare un linguaggio comune, che spiega i conflitti e la storia delle persone.
Ha parlato di “sociologia del sociale” perché la vita al Parco è risorta per la curiosità dei cittadini, attratti dal lavoro che lì stava prendendo forma. La sua “visione”, inizialmente condivisa dai tossici che con lei hanno sanato la vita nel Parco, è stata via via sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, da Cesvot e anche dalle istituzioni che col tempo hanno compreso che la “visione” stava prendendo la forma di un metodo di lavoro la cui progettualità può essere ovunque adattata e replicata.
Izzeddin Elzir, consigliere direttivo UCOII-Unione delle Comunità Islamiche d'Italia, e Don Luca Carlesi, Arciprete della Cattedrale di San Zeno a Pistoia si sono espressi a proposito del dialogo interreligioso con molti punti fra loro comuni.
Izzedin Elzir ha affermato che oggi nel nostro Paese parlare di religione è molto più facile di quando lui arrivò a Firenze, circa 30 anni fa: allora la propria fede si poteva manifestare sono in spazi privati, ma grazie alla libertà che abbiamo ne possiamo parlare, anche in maniera positiva.
Il limite lo trova nel metodo di narrazione e porta per esempio il modo di argomentare lo stesso momento storico: nella scuola pubblica Crociate, più orientato a far vedere lo scontro fra Cristiani e Musulmani, Guerre dei Franchi nella scuola Coranica, offrendo una comunicazione diversa che meglio responsabilizza le azioni della persona, senza dover dare responsabilità a altro, soprattutto se cosa divina.
Come cittadino italiano rispetto la Costituzione Italiana che ha linguaggio comune a tutti quanti noi, che aiuta a trovare le parole giuste. Come persona rispetto il Corano, che è un'altra Costituzione, che si integra culturalmente. C’è una preghiera rituale che è diversa da quella interreligiosa, perché è culturale, da conoscere per arricchirsi, non per cancellare le proprie diversità: la vita urbana ordinata è un bene per tutti, è sicurezza per i cittadini.
Conoscere l’altro e tutti i fattori che aiutano a vivere in maniera tranquilla, sono positivi per la società.
Don Luca Carlesi ha affermato di non dare, mai, per scontato il linguaggio, ricordando per prima cosa il significato del termine religione, ovvero creare legami con il divino ma anche con l’umano. Ha poi ricordato che in uno spazio “sacro” è uno spazio occupato da un simulacro, che diventerà poi spazio risignificato di rapporti personali: la chiesa, ma anche la moschea, non sono al servizio di un rapporto individualistico con la divinità, ma richiedono una ri-significazione dello spazio profano dove contano le relazioni personali, un’assemblea, una comunità. L’invito è a rimettersi in ascolto di ciò che non si vede, pur essendo difficile in società di apparenza, di immagini, dove conta solo ciò che si vede… il linguaggio comune facciamo fatica a trovarlo, nascosto fra slogan per l’uomo consumante, non per quello pensante, che non esercita l’azione di pensiero critico della scelta. Non ciò che divide ma ciò che ci differenzia è il vero valore.
Terminati questi due interventi, il Presidente Bennucci ha chiesto a Don Carlesi e a Izzeddin Elzir il loro parere sulle esternazioni – diffuse proprio ieri – del Presidente Trump a proposito della Striscia di Gaza: la risposta è stata corale, nella comune convinzione che stia “sparando in alto” per distogliere l’attenzione degli americani sui problemi veri, che riguardano la distruzione del Paese. Quanto al contenuto delle parole di Trump, non meritano il tempo di un commento.
Ultimo intervento previsto quello di Alessandra Chirimischi, giornalista freelance, che con il tema “Il peso delle parole: piume o macigni?” ha prima proposto una panoramica sulle maggiori criticità legate al mondo della comunicazione, per poi riprendere molti degli argomenti già espressi da chi l’ha preceduta, analizzandoli dal punto di vista del giornalista, delle responsabilità delle quali deve essere consapevole per svolgere la professione secondo criteri qualitativi che la distinguano dal vociare dell’improvvisazione.
Chiave interpretativa la Carta di Roma, di cui ha ricordati i principi e le indicazioni operative, che fanno di questo strumento non solo una guida operativa ma un vero e proprio riferimento etico nel rispetto della dignità che dobbiamo a ogni persona.
Alla tavola rotonda hanno aderito alcune associazioni di volontariato attive su Pistoia con persone emarginate: Mauro Quattrocchi, medico che con Articolo 32 e con Voglia di Vivere si occupa di generare negli immigrati la cultura della salute e della prevenzione; Stefania Corrocher per Raggi di Speranza in Stazione che lavora in favore dei senza fissa dimora, non solo per garantire loro quotidianamente un pasto caldo, ma anche per prendersi cura delle loro necessità umane, emotive, legali.
A chiudere i lavori l’intervista del Presidente Bennucci ad Anna Maria Celesti – Vice sindaco, Assessore per le politiche di tutela e promozione della salute, inclusione sociale, volontariato e terzo settore del Comune di Pistoia, nonché Presidente SdS Pistoiese – che ha apprezzato l’incontro, considerando che sarebbe utile come forma di sensibilizzazione anche nella formazione per le istituzioni, non solo ai giornalisti.
Ha accolto con particolare favore la voce del volontariato, ricordando che la comunità pistoiese è fatta di volontari ma anche da professionalità che ci mettono il cuore – medici, infermieri, persone comuni – nella quotidianità.
A Pistoia anche i servizi sociali sono usciti dagli uffici per entrare in relazione con realtà, andando oltre la rigidità dell’ente pubblico.
Ricorda anche lo sportello Avvocato di Strada, operativo a Raggi di Speranza in Stazione, insieme al quale i servizi sociali e anagrafe lavorano per garantire un alloggio ai senza dimora: in città molte realtà del terzo settore interagiscono con il pubblico allo scopo di non abbandonare nessuno.
Da medico, ricorda quanto sia importante l’uso delle parole appropriate per comunicare così da stabilire relazioni con la persona, che ha il diritto di essere considerata nel suo insieme.
Se vogliamo davvero un welfare di comunità, ognuno deve fare la propria parte, giornalisti compresi, per iniziare un mondo di relazione.