Buon Primo Maggio! Anche se dobbiamo “festeggiare” nuovamente un lavoro che non c’è o in cui la dignità è fortemente lesa. Tanti, troppi colleghi ancora vivono un precariato che è sempre più lontano dall’essere una specie di limbo in attesa di un'occupazione sicura e sempre più rappresenta invece una condizione che sembra non finire mai. Una condizione che il sindacato dei giornalisti continua a combattere, giorno dopo giorno. E di cui prendiamo un esempio: pretendiamo che due colleghe giornaliste professioniste, e per giunta laureate, assunte da Fondazione Sistema Toscana, abbiano il contratto Fieg/Fnsi, come gli altri redattori che lavorano al loro fianco, invece di trovarsi illegittimamente inquadrate in un'altra categoria. Con busta paga e tutele non adeguate.
L'Associazione Stampa Toscana, sindacato che non lascia mai solo nessuno, è in prima linea al fianco dei colleghi. Orgogliosamente. Nonostante che i giornalisti precari, i “riders” dell’informazione, pagati qualche euro a corsa (o a notizia, fa lo stesso), siano ormai la parte forse più consistente numericamente della professione. Sul loro sfruttamento si basa spesso la tenuta di aziende editoriali che vedono nel taglio dei compensi la scorciatoia per uscire dalla crisi o, peggio, la strada per avventure pericolose di editori improvvisati. Soffrono, lo sappiamo, anche i fortunati con l'articolo 1: dal loro stipendio (ormai in quasi tutte le testate storiche) viene trattenuto il pesantissimo "contributo di solidarietà", unico sistema per far quadrare i bilanci falcidiati dal crollo delle copie vendute e dalla pubblicità sempre più scarsa.
E' un panorama, quello appena tratteggiato, in cui c’è qualcosa, se possibile, di più profondamente ingiusto di compensi che non garantiscono neanche la soglia di sopravvivenza: cioè la mancata comprensione che senza lavoro buono, cioè regolato da contratti e dal rispetto di diritti e doveri, si uccide il giornalismo, il diritto all’informazione e quindi la stessa democrazia.
Nonostante la schiena ostinatamente dritta di tante colleghe e colleghi in questa situazione, come si può pensare che quello di un lavoro precario e malpagato non possa anche solo potenzialmente rappresentare un limite, quando non un vero e proprio ricatto, nei confronti della loro professionalità e dedizione alla ricerca ed al rispetto della verità dei fatti che poi è l’essenza del giornalismo?
Ecco: essere al fianco di tutti i colleghi è uno dei compiti principali del sindacato dei giornalisti della Toscana in questi anni difficili, nella certezza che difendere loro significa anche difendere l’informazione e la democrazia che senza i diritti più elementari del lavoro diventano espressioni prive di senso. Un grande Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, sostenne in un suo celebre discorso la necessità di battersi sempre “per la libertà, per la pace e per la giustizia sociale”, aggiungendo che “la libertà senza giustizia sociale non è che una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire di fame”. E’ un concetto, quello del legame profondo tra libertà e giustizia sociale, che Ast offre alla riflessione di questo Primo Maggio 2023. Una giornata da vivere serenamente. Consapevoli che, subito dopo, ricomincia la lotta.