Consiglio nazionale Fnsi: Ast in prima linea nella difesa dei colleghi. Gli interventi di Sandro Bennucci e Stefano Fabbri

Ma, ha aggiunto Bennucci, è stato “un periodo difficile perché segnato da fatti per noi inediti, come le tante minacce a colleghi e alle loro testate. Minacce di fronte alla quali abbiamo reagito insieme alla Fnsi, fino a recarsi con il presidente Giulietti nelle situazioni più critiche, come a Il Tirreno, dove le minacce sono state ripetute e gravi come l’annuncio dell’intenzione di far saltare il giornale con una bomba”. 

Adesso il sindacato è alle prese con gli stati di crisi  delle due maggiori e storiche testate toscane, La Nazione e Il Tirreno: il 24 giugno al Ministero del lavoro si discuteranno decine di prepensionamenti con cassa integrazione. “Stati di crisi tra quelli che – ha aggiunto Bennucci citando le parole del segretario generale della Fnsi – Raffaele Lorusso ha giustamente definito senza prospettive di vera ripartenza a causa dell’assenza, su questo terreno, della Fieg”. 

Tra gli impegni che hanno visto protagonista l’Ast il presidente, anche quelli per fronteggiare le situazioni difficili di radio e televisioni oltre che la cancellazione del contratto Fieg-Fnsi per i giornalisti della Regione Toscana, affrontata grazie anche all’intervento del direttore generale della federazione Tommaso Daquanno, mettendo in campo un contratto-ponte che è stato utile anche per far procedere la trattativa con Aran per gli uffici stampa pubblici. Bennucci ha anche toccato uno dei punti critici emersi dal bilancio della Fnsi e cioè la flessione degli iscritti: un fenomeno che in Toscana è stato ben arginato, portando anzi nuove iscrizioni al sindacato: “La mia decisa reazione nei confronti del presidente della Fiorentina che aveva attaccato duramente i giornalisti in una conferenza stampa, ad esempio, ha convinto diversi giovani cronisti sportivi ad iscriversi perché hanno avuto la prova che in sindacato non si tira mai indietro”.

Della questione delle iscrizioni al sindacato ha parlato anche Stefano Fabbri, vicepresidente Ast e consigliere nazionale della Fnsi, indicando nella flessione di adesioni un campanello di allarme. “Nel 2020 abbiamo perso circa 600 iscritti e attorno ai 400 nell’esercizio precedente. In due anni ci siamo giocati mille iscritti in tutta Italia. E la cosa più inquietante è che, come si legge nel bilancio, ciò è accaduto durante l’apertura di stati di crisi con prepensionamenti, cassa integrazione e contratti di solidarietà, cioè proprio nei momenti in cui il sindacato dovrebbe far sentire non solo il proprio peso ma soprattutto la vicinanza ai colleghi. Nessuno vuole fare il primo della classe – ha detto Fabbri – ma se la Toscana non ha conosciuto questo fenomeno lo si deve a quanto ha spiegato il presidente dell’Ast, e cioè che l’adesione al sindacato non arretra se in questi frangenti la nostra iniziativa è forte e decisa. Se questo non è avvenuto ovunque deve essere un motivo per porci delle domande e, possibilmente, darci delle risposte”.

Il Consiglio nazionale Fnsi: «Il governo presti attenzione all'informazione»

Il Consiglio nazionale della Fnsi, riunito a Roma, «udita la relazione del segretario generale, Raffaele Lorusso, la approva. Il Consiglio nazionale invita la Giunta esecutiva a proseguire nelle iniziative pubbliche di mobilitazione per salvaguardare il ruolo dell'informazione, sancito dall'articolo 21 della Costituzione, e per difendere la categoria e l'indipendenza dei suoi enti». È quanto si legge in un documento approvato durante i lavori della riunione convocata in presenza dopo le restrizioni anti-Covid.

«È necessario incalzare il governo, a cominciare dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il Parlamento affinché al settore dell'informazione venga rivolta la giusta attenzione, attraverso la messa a punto di misure strutturali volte ad accompagnarlo nella delicata fase di trasformazione che sta attraversando. I riferimenti contenuti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, da questo punto di vista, sono insufficienti. Il rischio è di relegare l'informazione ad un ruolo sempre più marginale, indebolendo il diritto dei cittadini ad essere informati e facendo peggiorare la qualità della democrazia italiana», prosegue il documento.

«Occorrono interventi strutturali per sostenere il mercato del lavoro e contrastare concretamente il precariato e il lavoro irregolare, sempre più diffuso. Gli impegni assunti pubblicamente dal sottosegretario con delega all'Editoria, Giuseppe Moles, anche sulla necessità di riconvocare al più presto il tavolo per la definizione dell'equo compenso per i lavoratori autonomi, sono stati finora disattesi e non sono andati oltre generiche dichiarazioni di intenti in qualche convegno. Non la stessa incertezza, da parte del governo, si riscontra quando si tratta di accogliere le richieste delle aziende editoriali, dirette per lo più a ridurre il perimetro del lavoro regolare e ad ampliare l'area del lavoro precario, come dimostrano i finanziamenti per altri prepensionamenti non supportati da adeguate politiche del lavoro», rilevano i consiglieri nazionali della Fnsi.

«Questa situazione continua a pesare sulle casse dell'Inpgi, aggravandone il disavanzo. Da questo punto di vista, il Consiglio nazionale impegna il segretario generale e la Giunta esecutiva a incalzare il governo, al fianco del cda dell'Inpgi, affinché venga individuata al più presto una soluzione che consenta di mettere in sicurezza l'Istituto attraverso il necessario allargamento della platea e ogni altra misura che ne salvaguardi l'autonomia e l'indipendenza. Inoltre, va stigmatizzata l'inerzia del Parlamento sui temi della cancellazione del carcere e delle querele bavaglio. Grave e preoccupante, da questo punto di vista, è la mancata adozione dei provvedimenti sollecitati dalla Corte Costituzionale per la cancellazione del carcere per i cronisti, per la quale si renderà necessaria una decisione della stessa Consulta», prosegue il documento.

Per queste ragioni, conclude il Consiglio nazionale, «è necessaria una nuova stagione di lotta che rimetta al centro le libertà, i diritti e la dignità del lavoro a tutela del valore della professione e del rilievo che la Costituzione le assegna».