L'unica discrezionalità ravvisabile in questa vicenda è quella del sottosegretario in carica che si è arrogato il diritto di tagliare il fondo per il pluralismo dell'informazione, ponendo le basi per la chiusura di numerose testate e la perdita di un migliaio di posti di lavoro».
«È pertanto auspicabile – conclude il segretario generale della Fnsi – che il Parlamento si riappropri della materia e riscriva le regole per un settore che va rilanciato anche con il sostegno pubblico, esattamente come avviene in altri Paesi dell'Europa e del mondo. Anziché rallegrarsi per i tagli, il sottosegretario Crimi farebbe bene a riflettere sul fatto che l'Italia è al penultimo posto in Europa per i finanziamenti all'editoria e a riconsiderare l'impostazione data ai cosiddetti Stati generali, diretta a colpire il pluralismo, a cancellare il pensiero critico, a ridurre i posti di lavoro e, in ultima analisi, a impedire all'opinione pubblica di informarsi correttamente».