L’ultimo caso dell’uccisione di Elisa Pomarelli da parte di un amico ha ripresentato chiaramente il problema del linguaggio utilizzato per raccontare la vicenda, in primis lo scandaloso titolo “Un gigante buono incapace di fare del male”.
Alla luce di questo la Commissione Pari Opportunità di Federazione nazionale della Stampa italiana di cui fa parte la collega Stefania Guernieri, del Consiglio nazionale Ordine dei Giornalisti, di Usigrai e l'associazione Giulia Giornaliste cui si unisce anche l’Associazione Stampa Toscana denunciano come ancora una volta siano state scelte parole sbagliate.
“L'amava, ma lei l'aveva respinto”. “Un gigante buono incapace di fare del male”. “Voleva tornare con lei, ma la donna aveva deciso di chiudere il rapporto”. “Un raptus per troppo amore”. L'elenco delle parole sbagliate per raccontare la violenza sulle donne si arricchisce, ad ogni femminicidio, di nuove giustificazioni per il colpevole e di nuove coltellate alla vittima. Che scompare, non solo fisicamente: è una figura marginale nella ricostruzione, verso di lei non c'è rispetto, al massimo attenzione morbosa. L'ultimo caso, a Piacenza nei titoli e nei contenuti, sui giornali, ma anche in televisione, in radio e sul web, inorridisce, per la superficialità, il racconto concentrato sull'uomo, e sui complici, quasi si cercasse una spiegazione per riabilitarli” - scrivono nel comunicato.
Le Commissioni Pari Opportunità di Federazione nazionale della Stampa italiana, Consiglio nazionale Ordine dei Giornalisti e Usigrai, l’associazione Giulia Giornaliste denunciano, ancora una volta, la mancata applicazione del Manifesto di Venezia: le cronache di oggi, e dei molti casi, purtroppo quasi quotidiani, sono in palese, pericoloso contrasto con una informazione “attenta, corretta e consapevole del fenomeno della violenza di genere”. Articoli zeppi di stereotipi e pregiudizi, che sembrano negare l'esigenza di un profondo cambiamento culturale, che deve partire dall'informazione. L'uso di termini come raptus e amore ha il solo effetto di fornire una cronaca distorta di crimini efferati dettati solo dalla volontà di annientamento.
Cpo Fnsi, Cpo Cnog, Cpo Usigrai e Giulia si impegnano ancora di più per una formazione sui contenuti del Manifesto di Venezia, sottoscritto da centinaia di colleghe e colleghi - per quello che riguarda il servizio pubblico, inserito nel contratto giornalistico della Rai - ma ancora scarsamente conosciuto e applicato. Il diritto di cronaca non può trasformarsi in un abuso e in uno sfruttamento a fini 'commerciali', per qualche copia o qualche clic in più: l'attivazione dell'Osservatorio sul Manifesto e i corsi devono essere accompagnati da una diversa sensibilità nel racconto dei femminicidi, senza trasformare l'informazione in sensazionalismo, causa principale di una perdurante asimmetria di genere.
Le Commissioni Pari Opportunità della Fnsi, del Consiglio Nazionale dell'Ordine, dell'Usigrai e dell'Associazione Giulia giornaliste denunciano la mancata applicazione del Manifesto di Venezia in riferimento al titolo de "Il Giornale" "Il gigante buono e quell'amore non corrisposto" sul caso di femminicidio avvenuto a Piacenza” conclude la nota.