«La previsione di una rettifica automatica, senza titolo né commento da
parte del giornalista, nel caso in cui una persona ritenesse di essere
stata diffamata da un articolo è una misura sproporzionata, contraria
alle pronunce della Corte europea dei diritti dell'uomo, in grado di
produrre un effetto raggelante sulla libertà di stampa e sul diritto dei
cittadini ad essere informati». Così Alessandra Costante, segretaria
generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, partecipando
in commissione Giustizia del Senato alle audizioni nell'ambito
dell'esame dei disegni di legge su diffamazione a mezzo stampa e liti
temerarie.
Dopo la doppia pronuncia della Consulta, che ha
sancito l'incostituzionalità del carcere per i cronisti e investito il
legislatore del compito di rivedere in maniera organica la normativa in
materia, in parlamento sono giunte proposte di legge bipartisan
sui temi, fra gli altri, della riforma della legge sulla stampa del
1948 e delle querele temerarie. «Anche queste – ha evidenziato Costante –
un evidente problema per il diritto di cronaca laddove si trasformano
in un modo per tentare di imbavagliare il lavoro dei giornalisti
agitando lo spauracchio di lunghi procedimenti penali o richieste di
danni spropositate».
Fra le altre questioni sollevate dalla
segretaria Fnsi, incalzata dai senatori presenti all'audizione
presieduta dalla senatrice Giulia Bongiorno, anche il nodo della
competenza territoriale in caso di azioni legali contro giornali e
giornalisti. «Dovrebbe essere indicata nel luogo in cui è stato
registrato il mezzo di informazione», il punto di vista del sindacato.
E
il problema rappresentato della sanzioni pecuniarie previste nelle
proposte di legge al vaglio del parlamento: «Troppo elevate – il rilievo
della Federazione della Stampa – se rapportate alla realtà del mondo
del lavoro giornalistico di oggi, fatto in gran parte di freelance e
collaboratori i cui redditi variano dai 10mila ai 16mila euro annui. In
questo modo si trasformano anch'esse in una sorta di bavaglio».
Tornando,
infine, sul punto della rettifica/smentita, Costante ha ribadito la
posizione del sindacato, che è poi quella ormai consolidata della
giurisprudenza in materia di diffamazione a mezzo stampa: «L'istituto
della rettifica, così come le sanzioni devono essere improntate
all'equilibrio. Lo stesso equilibrio necessario a bilanciare i diritti e
doveri dei giornalisti con il diritto alla tutela della dignità della
persona».