Il cronista Pasquale Napolitano condannato a 8 mesi per un articolo relativo a una vicenda del 2020. La segretaria generale Alessandra Costante: «In un Paese democratico punire con la reclusione i cronisti non è accettabile». Il Sugc: «Pronti ad assistere il collega in appello. Proprio da una causa che lo riguardava partì il ricorso che portò la Consulta a dichiarare il carcere incostituzionale»
«Il
caso del cronista del Giornale condannato al carcere ricorda a tutti -
giornalisti, politica e opinione pubblica - quella che è una vergogna italiana:
in Italia, nel 2024, il codice penale prevede ancora le manette per i
giornalisti che dovessero essere riconosciuti colpevoli di diffamazione a mezzo
stampa». Lo afferma Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi.
«Ma al di là del caso specifico - prosegue - quello che la Federazione
nazionale della Stampa ripete da anni è che in un Paese democratico punire con
la reclusione i cronisti non è accettabile. I giudici fanno il loro lavoro
applicando le leggi esistenti. Restiamo in attesa che anche il legislatore
faccia il proprio lavoro: recepire le indicazioni della Corte costituzionale e
eliminare il carcere dalle pene previste per la diffamazione, senza per questo
prevedere sanzioni economiche tanto spropositate da avere sulla libertà di
stampa quell'effetto raggelante più volte denunciato nelle sentenze delle Corte
europea dei diritti dell'uomo».
Otto mesi di carcere per diffamazione a mezzo stampa oltre al risarcimento dei
danni e delle spese legali. È questa la sentenza emessa dal Tribunale di Nola
per il giornalista Pasquale Napolitano. Il Sindacato unitario giornalisti
della Campania, al quale il collega è iscritto, fa sapere di aver già attivato
il proprio ufficio legale «per preparare un ricorso in Appello contro la
decisione del giudice onorario che riteniamo assolutamente sproporzionata».
L'articolo di mille battute, quindici righe appena, è stato pubblicato dal
giornale online Anteprima24 e riguarda l'Ordine degli avvocati di Nola per una
vicenda del 2020. «Proprio per una causa che riguardava Pasquale Napolitano -
ricorda il sindacato regionale - il Sugc presentò l'eccezione di
incostituzionalità che ha portato poi alla decisione della Consulta di
dichiarare incostituzionale il carcere per i giornalisti. È singolare che una
sentenza del genere arrivi da un giudice non togato e che non contempli in
alcun modo quanto stabilito dalla Corte Costituzionale, seppure per un altro
articolo di legge, sul carcere per i giornalisti».