«Per produrre informazione professionale – ha aggiunto – occorrono una organizzazione imprenditoriale e professionisti adeguatamente remunerati. Da anni assistiamo alla quotidiana perdita di fatturato pubblicitario nel settore dei media, dovuta in primo luogo all'utilizzo che dell'informazione professionale si fa in rete, soprattutto da parte dei cosiddetti over the top. Il fatturato dei giganti del web in Italia sfiora i 3 miliari l'anno: ritentiamo che una parte rilevante derivi dall'informazione professionale, con un danno per imprese editoriali e giornalisti».
In particolare, per il segretario Fnsi è necessario dare attuazione a quanto previsto all'articolo 15 della direttiva Ue, secondo cui gli Stati membri devono provvedere affinché i giornalisti ricevano una quota adeguata dei proventi percepiti dagli editori per l'utilizzo delle loro pubblicazioni di carattere giornalistico da parte dei prestatori di servizi della società dell'informazione.
«Recepire le norme europee nel nostro Paese – ha incalzato Lorusso – non può e non deve significare pregiudicare il libero accesso alla rete e la libera circolazione di idee e opinioni online, ma vuol dire tutelare il lavoro giornalistico. Chi sfrutta il lavoro altrui deve pagare chi in quel lavoro ha investito e chi quel lavoro lo ha prodotto, un principio in linea con quanto prevede l'articolo 36 della Costituzione».
Dopo essersi soffermato sull'opportunità di giungere a una regolamentazione che sia frutto di un accordo con i giganti del web, o in caso contrario di prevedere l'intervento di un'autorità indipendente come potrebbe essere l'Agcom, il segretario Fnsi ha posto l'attenzione su un'ultima questione. «Questa discussione – ha rilevato – può essere l'occasione per avviare un'altra riflessione per noi importante: quella sulla tutela dei diritti individuali e delle libertà personali nella rete».