In queste stringate righe è riassunto il filo conduttore del testo “Chi era la Beatrice di Dante?” (Scribo edizioni, pagine 178, euro 11) dal sottotitolo Bice Portinari, Piccarda, solo un simbolo...Quelle bambine di Firenze maritate in culla. Gli autori, Alfredo Scanzani e Marta Questa, sono un giornalista ed una esperta ricercatrice, i quali hanno messo pazientemente a confronto e sintetizzato una sorprendente mole di pareri espressi dal 1300 ad oggi dagli studiosi di maggior spessore: Jacopo della Lana, Boccaccio, Francesco da Buti, Guido da Pisa, Mino Vanni d’Arezzo, il Landino, Vellutello di Lucca, Rossetti, De Sanctis, D’Ancona, Mazzini, Borges, Berthier, Isidoro del Lungo, Carducci, Pascoli, Benedetto Croce e via discorrendo.
Senza mai discostarsi dai riferimenti storici, gli autori invitano i lettori a visualizzare Bice mentre viene battezzata nel Battistero di San Giovanni, a sentirla ridere e giocare nei campi di Pagnolle, vicino Santa Brigida, insieme a Dante ed altri amichetti. La vediamo esaltarsi nel Corso durante il palio dei “bàrberi”, l’osserviamo nel giorno del precocissimo contratto con i Bardi, quando il padre assicura una dote spropositata, poi l’ebbrezza del matrimonio, il “prezzo” della verginità pagato da Simone...E, di pari passo a quella di Bice, storie che fanno capire perché il ragazzetto Dante (già promesso alla bimba Gemma Donati) non avrebbe mai potuto legarsi alla Portinari, destinata ad un rampollo di una delle più facoltose e potenti famiglie d’Europa.