Cent’anni fa, il 10 giugno 1924, Giacomo Matteotti venne rapito e ucciso dalle squadracce fasciste. Riccardo Nencini lo ricorda nel libro “Muoio per te”(editore Mondadori) che sarà presentato, a Firenze, l’8 giugno a Villa Bardini.
Nel delitto del
secolo, passione politica, lotta per il potere e sentimenti di odio e amore si
intrecciano a tal punto da germinare una tragedia dalla quale prenderà forma
l’Italia del ventennio fascista.
Tutti sanno che Matteotti fu ucciso, in pochi sanno come e perché.
Opposizione politica a Mussolini e al fascismo, scoperta della tangente pagata
dalla Sinclair Oil Company a esponenti del regime compreso il fratello del
duce, Arnaldo, e infine scoperta da parte di Matteotti del falso in bilancio:
era stato dichiarato il pareggio e invece c’era un passivo di oltre due
miliardi.
Matteotti avrebbe denunciato quei casi nella seduta dell’11 giugno a
Montecitorio. Venne rapito e ucciso il 10 giugno.
Matteotti è segretario del Partito Socialista Unitario, è antibolscevico perché
non crede nel ‘fare come in Russia’, lavora a lungo per un accordo tra
socialisti, popolari e liberali democratici per formare un governo che isoli il
fascismo. Non ci riesce per l’opposizione del Vaticano (che costringerà don
Sturzo all’esilio) e per l’opposizione interna al PSI.
Alla sua morte, Gramsci scrive: e’ morto il pellegrino del nulla, mentre i
comunisti definiscono filo fascisti Amendola, Sturzo e Turati, pericolosi
nemici del proletariato perché non credono nella rivoluzione. La divisione tra
socialisti riformisti e comunisti inizierà proprio ora e si trascinerà per
l’intero secolo, una frattura insanabile che ha segnato le sorti della sinistra
in Italia. Matteotti aveva ragione, Gramsci e Togliatti correvano nel senso
opposto alla storia.
Nel romanzo molto spazio alle donne protagoniste. Le donne che furono accanto
ai personaggi principali della storia che ha cambiato l’Italia sono state
cancellate, abrase, dimenticate.
Eppure accompagnarono le scelte dei loro uomini. Amarono, soffrirono,
suggerirono soluzioni, crebbero i figli condividendo coi loro uomini il dolore
di una stagione terribile.
Quella storia va raccontata per intero.
VELIA TITTA è la moglie di Matteotti. Una vita d’inferno, un amore sconfinato.
È Velia a rendere invulnerabile L’intransigenza morale di Giacomo.
MARGHERITA SARFATTI è amante, consigliere di Mussolini, storica dell’arte, musa
di Novecento italiano. È Margherita ad affiancare Mussolini nell’ora più buia.
Sarà proprio lei a inventare il mito di Mussolini pubblicando all’estero, in
lingua inglese, ‘Dux’ (The life of Benito Mussolini).
ANNA KULISCIOFF è la compagna di Filippo Turati. Russa, arrestata a Firenze
come rivoluzionaria, medico, autrice delle prime leggi su divorzio e lotta al
lavoro minorile. È Anna la mente politica di Turati. Solo lei capirà , già alla
fine del 1924, che Mussolini ha partita vinta.
GIULIA SCHUTCH è la moglie di Antonio Gramsci. Aspetta un figlio da lui, è a
Mosca, una lettera va una lettera viene. È Giulia la causa della violenta
passione amorosa di Gramsci.
La banda che rapisce e uccide Giacomo Matteotti era guidata da un fiorentino,
Amerigo Dumini, e composta da cinque arditi, soprattutto milanesi.
Il corpo di Matteotti viene ritrovato il 16 agosto nel comune di Riano, in una
carbonaia. Solo ossa, verrà riconosciuto dal suo dentista che gli aveva
otturato due molari.
Il mandante: Mussolini. Matteotti è il leader dell’opposizione, irriducibile
nella sua lotta contro il fascismo. E’ stato all’estero, in Francia, in Belgio,
in Inghilterra, per svergognare il duce e dimostrare che i suoi metodi non sono
cambiati: violenza, assassini, intimidazioni. In Inghilterra pubblica ‘Un anno
di dominazione fascista’, la prova che la violenza non si è fermata alla marcia
su Roma.
Non è vero che la storia è maestra di vita. La storia non è maestra di niente.
Può ripetersi, eccome.
Dumas amava dire: datemi un personaggio e io scriverò un magnifico romanzo
d’avventura.
Avesse avuto per le mani una storia così ne avrebbe fatto un capolavoro.
La vicenda umana di Matteotti ci ricorda che la libertà è una palestra nella
quale andare ogni giorno e che ci sono frangenti nei quali bisogna uscire dal
coro e ripudiare i ‘ma anche’ e le strade in pianura. Ti portano nel posto
sbagliato.