La collega Rossella Martina, storica firma delle pagine della cultura de “La Nazione”, ha dato alle stampe un’inedita biografia di Giacomo Puccini, per i tipi di DreamBook Edizioni, dal titolo “Giacomo Puccini gloria e tormento”.
Nell’introduzione si legge:
Tessere la mia storia? Non saprei come cominciare! La mia infanzia è l’infanzia di tutti _ Ti dico solo che ero refrattario alla musica, e fu a 17 anni che udendo l’Aida a Pisa mi sentii aprire lo sportello musicale _ Andai a Milano e mi presentai al corso di contrappunto facendo vedere i contrappunti e la messa tutti (scritti) a Lucca sotto l’Angeloni e ottenni il lasci […] Bazzini e Ponchielli furono i miei maestri _ Però da Ponchielli poco o nulla conclusi perché le lezioni che portavo erano le vecchie che servirono per Bazzini _ Una fuga mi serviva 3 o 4 volte spostandola di Tono _ così facevano tutti _ Era tanto distratto il buon Ponchielli!
Finalmente mi feci fuori con un capriccio sinfonico che ottenne un gran successo […] Dopo vennero le Villi che finii perché la mia povera mamma colle preghiere e col continuo starmi addosso me le fece terminare _ […] dopo suggestionato dal Fontana accettai quel pasticcio di libretto che chiamasi Edgar _ dopo allora volli scegliere da me i soggetti _ scelsi Manon e Bohème _ ora ho tra le grinfie Tosca che m’attosca l’esistenza per la sua difficoltà […].
Ecco, in poche righe, la biografia di Giacomo Puccini scritta da lui medesimo nel mezzo del cammin della sua vita artistica, quando aveva 39 anni.Un genio apparentemente modesto o non del tutto consapevole della propria grandezza, che quasi si diverte a raccontarsi “birbante”, l’appellativo benevolo ma non troppo con cui alcuni parenti si riferivano a lui, da ragazzo ma anche da adulto, e che racchiude molto della sua personalità e delle sue contraddizioni.
Lui nella letterina sopra citata la liquidò in poche parole, ma in realtà la vita di Giacomo Puccini è stata talmente intensa, sotto tanti punti di vista, che non si finisce mai di raccontarla. E di leggerla. E di scoprirla.
Oltretutto la sua impressionante produzione di lettere - al momento se ne conoscono oltre diecimila ma si presume possano essere il doppio o più - è una continua fonte di accrescimento e per certi versi anche di rinnovamento della sua storia. Che è un po’ come le sue opere: cambiano gli allestimenti ma non ci si stanca mai di seguire le vicende di Mimì e di piangere per lei; potrà anche essere ambientata in altra epoca ma Tosca continua ad avvincerci, e ci commuovono la tenera Butterfly e la devota Liù e ci trascina nel gorgo della passione Manon… sempre, per sempre. Allo stesso modo non smettiamo mai di interessarci alla vita del loro autore, vita fortunatissima e tormentata, baciata da un grande talento e dalla sensibilità e angustiata dall’incertezza e dalla debolezza di carattere, piena d’amore e prigioniera di esso.
Ed è proprio la vita di Puccini, scansionata attraverso la sua opera, le sue donne, le passioni, le inquietudini, le angosce e i successi, che può darci l’avvincente sempre nuova “messinscena” di una vicenda umana e artistica unica e che ogni volta ci sorprende, ci incanta, ci commuove. Un doveroso omaggio in occasione dei cento anni dalla morte del Maestro accanto ai numerosi eventi che celebreranno questo anniversario in tutto il mondo.
E se la vita di questo grandissimo compositore ha di per sé materia per numerosi romanzi densi di avventure e colpi di scena, a ciò si aggiunge un fato o un caso, comunque lo si voglia chiamare, che riguarda alcuni importanti documenti che vi attengono.
Nel 1949 clamoroso e fortuito fu il ritrovamento da parte di George R, Marek presso la Public Library di New York di alcune scatole di lettere portate lì da soldati americani che le avevano razziate nella villa di Puccini di Torre del Lago sul finire della seconda guerra mondiale. Grazie a queste circa seicento lettere - che Marek mai avrebbe immaginato di trovare proprio a New York, per così dire sotto casa - egli poté scrivere nel 1951 la prima biografia di Puccini che entrava in profondità nella sua vicenda umana e in particolare nella complessità del suo rapporto con Elvira Bonturi, la donna che Giacomo conobbe ventiquattrenne e che, dopo diciotto anni di convivenza e un figlio della stessa età, divenne sua moglie.
A me, con il solo merito di amare Puccini e di seguirne da sempre le tracce grazie anche al mio lavoro di giornalista, è capitato qualcosa di simile: per merito del regista Paolo Benvenuti sono venuta a conoscenza di lettere e documenti inediti contenuti in una valigia rimasta nascosta per quasi cento anni e la cui conservazione è stata voluta dallo stesso Puccini. Una valigia che Giacomo affidò a Giulia Manfredi, una giovane torrelaghese che secondo numerose testimonianze da Puccini ebbe un figlio. Un’ipotesi non confortata da riconoscimenti giuridici eppure attendibile, su cui indagheremo con delicatezza (ma anche con accuratezza) essendo ancora in vita discendenti diretti di questo presunto figlio. Paolo Benvenuti infatti durante la preparazione del suo film Puccini e la fanciulla ha rintracciato a Pisa la figlia di Antonio Manfredi, figlio di Giulia Manfredi. È proprio a casa sua che è stata conservata la “valigia di Giulia” per quasi un secolo.
Questi nuovi documenti ci hanno permesso di riscrivere la triste vicenda di Doria Manfredi, la cameriera di casa Puccini che morì suicida nel 1909 a causa delle accuse - del tutto infondate - di essere l’amante del Maestro formulate da Elvira, la moglie di Giacomo.
La vera storia di questa tragedia che segnò profondamente il grande compositore ci viene raccontata dallo stesso Puccini sia con i suoi scritti sia con la volontà di conservare le lettere di quel tremendo periodo affidandole appunto a Giulia Manfredi, cugina della stessa Doria e amante del Maestro per un lungo periodo di tempo. Ed è una storia ben più complessa di come ci è stata narrata, tra molte reticenze, fino a oggi.
Ma l’intera vita di Giacomo letta attraverso la sua corrispondenza si mostra sotto una luce nuova con tanti episodi sconosciuti o sottovalutati o, ancora, mal interpretati. E questa lettura “dall’interno”, attraverso le lettere, non si sarebbe potuta fare se Giacomo Puccini non fosse stato affetto da una sorta di grafomania: il suo continuo scrivere missive, la necessità di sfogare e comunicare i suoi stati d’animo nella scrittura quotidiana, oltre che di sublimarli in musica, ci permettono un nuovo “allestimento” dei fatti che lo riguardano attraverso le sue stesse parole e quelle dei suoi interlocutori. In particolare grazie a questi nuovi documenti vengono chiariti, arricchiti o addirittura svelati numerosi episodi fondamentali della sua vita intima. Oltre, come detto, ai segreti che stanno dietro alla morte di Doria, capiremo come quando e perché sia avvenuto l’incontro con Elvira Bonturi e come in realtà non ci sia stata nessuna “fuga” dei due amanti insieme da Lucca a Milano. Sapremo come sarebbero dovute andare le cose e come poi andarono veramente. Conosceremo i dettagli della nascita e della “registrazione” del figlio Antonio a Monza e anche quelli dell’altro presunto figlio (Antonio anche lui!) a Pisa. E ancora aspetti sconosciuti dei molti grandi amori che hanno travolto Puccini portandolo all’apice dell’ispirazione e al contempo avvelenando la sua quotidianità incatenata a Elvira e a un mondo che lo condannava al rispetto della forma, all’ipocrisia e al tempo stesso a un forte senso di responsabilità e di decoro. Incontreremo, oltre alle donne della sua infanzia - la mamma, le sorelle - i grandi amori: Elvira, certo, ma anche Corinna e Sybil, Josephine e Rose. E accompagneremo Giacomo nella sua lunga storia di affetto e d’eros con Giulia Manfredi. Fino al drammatico atto finale: la morte di Puccini in una clinica di Bruxelles, dove non avrà accanto neppure una delle tante donne amate.
Rossella Martina