Giornalisti candidati alle elezioni europee e amministrative: ecco le regole

Nel settore privato non esistono permessi specificatamente dedicati all’organizzazione della campagna elettorale. I giornalisti candidati alle elezioni possono dunque attingere ad altri permessi e ferie maturati fino a quel momento, o comunque possono fruire dei periodi di aspettativa previsti da contratto, con la perdita però sia della retribuzione che del computo del trattamento di quiescenza e di previdenza per il relativo periodo.

Discorso differente per gli impiegati nella Pubblica Amministrazione. Ai dipendenti pubblici impegnati attivamente nelle consultazioni, infatti, viene data la possibilità di usufruire di 3 giorni di permessi retribuiti per prendere parte a eventi o semplicemente per organizzare la propria campagna elettorale.

Al riguardo si segnala che al giornalista che ne faccia richiesta per giustificati motivi, sarà concesso, compatibilmente con le esigenze dell'azienda, un periodo di aspettativa non superiore a sei mesi senza retribuzione.

Mentre il  giornalista ha diritto dopo sette anni di anzianità aziendale ad usufruire di un solo periodo di aspettativa di sei mesi non retribuito nell'ambito del quale non potrà svolgere incarichi in contrasto con gli interessi morali e materiali dell'azienda alla quale appartiene. Inoltre, come noto, ai giornalisti che fossero chiamati a funzioni pubbliche elettive o a ricoprire cariche sindacali nazionali, regionali o provinciali si applica l'art.31 della legge 20 maggio 1970 n.300.


NB: per i giornalisti, la disciplina contrattuale specifica dell'aspettativa prevede che "Il periodo di aspettativa verrà considerato come trascorso in servizio agli effetti dell'anzianità quando all'atto della concessione il giornalista abbia almeno due anni di anzianità di servizio"