Il presidente Sandro Bennucci e tutti gli Organismi dirigenti dell’Associazione Stampa Toscana, sono convintamente al fianco dei colleghi de “L’Unità”, “cancellati” da un’operazione editoriale stravolgente sotto tutti i profili. Ast si dichiara pronta, ancora una volta, insieme alla Fnsi nell'intraprendere ogni iniziativa a tutela dei colleghi, alcuni dei quali iscritti al sindacato in Toscana.
Ecco la nota Cdr che Ast offre all’attenzione, e alla riflessione, di tutti i giornalisti.
«Il
16 maggio è uscita l'Unità diretta da Piero Sansonetti. Per lanciare il suo
progetto, il direttore sceglie slogan "forti", chiama in causa
"il ritorno" di Gramsci e utilizza l'immagine iconica di Berlinguer.
Ma questa Unità non ha nulla a che vedere con la testata fondata nel 1924, né
con le battaglie del segretario del Pci perché con scientifica, padronale
protervia calpesta ogni diritto dei suoi lavoratori: i giornalisti e
poligrafici che hanno tenuto in vita il giornale sono stati esclusi,
cancellati, perfino vilipesi. Siamo di fronte a un caso mai contemplato nel
mondo del lavoro: un'intera redazione sostituita da un'altra».
Così, in una nota, le lavoratrici e i lavoratori dell'Unità fondata da Antonio
Gramsci che ripetono: «Lo ribadiamo al direttore Sansonetti e all'editore
Romeo: la testata sono anche i lavoratori. Un concetto tanto più vero nel caso
dell'Unità, per la storia e il ruolo del quotidiano fondato appunto da Antonio
Gramsci. Un intero corpo redazionale spazzato via».
Sansonetti, aggiungono, «finge di non ricordare che noi, giornalisti e
poligrafici, abbiamo una storia lunga, più lunga della sua memoria labile.
Molti di noi lavoravano all'Unità quando Sansonetti era condirettore, e siamo
noi ad aver subito l'ultima, indegna chiusura nel 2017 quando la governance del
giornale era nelle mani dei Pessina, gli editori voluti dal senatore Renzi».
La nota si conclude con un appello: «Sansonetti si assuma le sue
responsabilità. Senza chiamare in causa chi odiava gli indifferenti e che ha
lottato con la vita per difendere i diritti dei lavoratori. Quelli che
Sansonetti e l'editore Romeo hanno calpestato».