Il perché di quella presenza lo avrebbero appreso in età più matura. Don Renato, infatti, non era "soltanto" un prete. Ma uno dei protagonisti di una rete di salvataggio che anni prima, durante l'occupazione nazista del Paese, aveva tratto in salvo una famiglia ebraica d'origine fiumana braccata dagli aguzzini: gli Smulevich. Mio nonno Alessandro, sua sorella Ester, i loro genitori Sigismondo e Dora e il cugino Leo beneficiarono di quell'apporto generoso e disinteressato. Una scelta nel segno della solidarietà che aveva avuto come sfondo il borgo mugellano di Firenzuola in cui erano riparati post armistizio.
Nel 2017 un ritrovamento inaspettato: le pagine di un diario scritto in presa diretta da mio nonno (che aveva allora vent'anni). Un formidabile e drammatico affresco sul biennio '43-44, che nel tempo, sotto le cure amorevoli di mio padre, oltre che di Luciano Ardiccioni e Rosanna Marcato, è diventato un libro: "Matti e Angeli. Una famiglia ebraica nel cuore della Linea Gotica" (ed. Pendragon). Essendo di parte, preferisco lasciar parlare un'autorità in materia: Anna Foa, tra le più importanti storiche italiane, che ne firma la prefazione. "Ciò che rende questo diario davvero straordinario - scrive - è il modo in cui è scritto, le minuziose descrizioni che l’autore fa delle vicende che vive, descrizioni che sono anche quelle della sua vita clandestina, dei colloqui con i suoi salvatori, dei conflitti con il cugino, delle paure, delle emozioni, fino alla descrizione del cibo quotidiano. A questi si uniscono i momenti in cui nel diario appare, come in una fotografia, la grande storia". Grazie di cuore all'amico Sandro per avermi permesso di annunciare quest'uscita in questo contesto così significativo.