Il
Consiglio dei ministri ha approvato mercoledì 04 settembre , in esame preliminare,
il decreto legislativo di adeguamento della normativa nazionale a quella
europea, riguardo alla presunzione di innocenza, dando attuazione alla legge di
delegazione europea nella parte in cui vieta la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare finché
non siano concluse le indagini preliminari o fino al termine dell'udienza
preliminare.A quanto viene comunicato, "il testo dà attuazione
all'articolo 4 della legge di delegazione europea 2022-2023 (legge 21 febbraio
2024, n. 15), con il quale il Governo è stato delegato ad adottare le
disposizioni necessarie a garantire l'integrale adeguamento alla direttiva (UE)
2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016, integrare
quanto disposto dal decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 188, e assicurare
l'effettivo rispetto dell'articolo 27, secondo comma, della Costituzione.
GIORNALISTI IMBAVAGLIATI
«Chi
vuole mettere il bavaglio alla stampa è riuscito a completare l'opera. Dopo
l'ok del parlamento a inizio anno, la norma Costa entra nel Codice di procedura
penale. Il via libera di ieri in Consiglio dei ministri allo schema di decreto
legislativo di modifica all'articolo 114, che impone il divieto di
pubblicazione del testo dell'ordinanza di custodia cautelare finché non siano
concluse le indagini preliminari o fino al termine dell'udienza preliminare, è
una brutta notizia per i giornalisti e ancor più brutta per i cittadini, che
non potranno conoscere per mesi fatti di rilevante interesse pubblico». Lo
affermano Alessandra Costante, segretaria generale Fnsi e Sandro Bennucci.
Presidente di Associazione Stampa Toscana.
«Il
governo italiano – prosegue – usa due pesi e due misure: nei confronti dei
balneari fatica a recepire una direttiva del 2006, la Bolkestein, nel caso dei
giornalisti è riuscito ad approvare per ben due volte la direttiva sulla
presunzione di non colpevolezza, prima con la riforma Cartabia e infine con la
modifica al Codice di procedura penale».
«Il sindacato dei giornalisti – concludono – continuerà la sua lotta per il
diritto di informare ed essere informati, sempre più minacciato da leggi
bavaglio, conferenze stampa a senso unico, politici che parlano attraverso
video autoprodotti, querele fatte per bloccare l'attività dei cronisti. Leggi
liberticide, incertezza occupazionale, stipendi bloccati da dieci anni e
compensi da fame per i freelance stanno rendendo questo Paese meno democratico.
Su questi temi chiediamo all'Europa di non spegnere il faro acceso nei mesi
scorsi».
La cronista: "Sarà il magistrato a decidere cos'è
d'interesse pubblico"
La legge bavaglio è arrivata ormai alla fine del suo
iter. E per noi cronisti di giudiziaria la strada è sempre più in salita. Non
potremo più pubblicare le ordinanze di custodia cautelare, cioè l’atto con cui
un giudice ordina l’arresto di una persona spiegando il contesto in cui è nata
l’indagine, le prove che sono state raccolte nel corso dell’inchiesta, le
motivazioni alla base di un provvedimento così grave qual è la limitazione
della libertà di una persona. Nell’ordinanza, oltretutto, ci sono anche gli
indizi raccolti a favore dell’indagato e talvolta i dubbi del giudice in merito
alla ricostruzione che fa la Procura.
Adesso noi cronisti di giudiziaria non potremo più
scrivere letteralmente quello che c’è in quel provvedimento, comprese le
intercettazioni, e saremo costretti a fare una sintesi, con tutti i rischi che
un’operazione del genere comporta. Si potrà scrivere solo il capo di
imputazione, vale a dire gli articoli del codice penale contestati, in pratica
una brevissima descrizione dell’accaduto.
È l’ennesimo colpo alla libertà di stampa che si va ad
aggiungere alla legge Cartabia che, dietro il paravento della presunzione
di innocenza, di fatto sta rendendo impossibile il nostro lavoro. È il
procuratore capo che stabilisce quali notizie dare alla stampa e quali no. Non
siamo più noi giornalisti a decidere cosa è di pubblico interesse ma un
magistrato.
I nostri mattinali – il resoconto delle notizie che un
tempo ci fornivano polizia e carabinieri - ormai sono diventati i social
network Le notizie di furti e rapine arrivano quotidianamente da Facebook e
Instagram, con tanto di video e fotografie. E anche solo verificare quelle
notizie diventa un’impresa. Sono una cronista di giudiziaria da 26 anni ma
prima di tutto sono una cittadina. E da cittadina voglio sapere cosa succede
nella mia città e nel mio Paese.
Antonella Mollica
delegata al congresso Fnsi e cronista del Corriere
Fiorentino