Nonostante la diminuzione del numero degli occupati, il Comitato tecnico Fnsi/Inpgi che si occupa della gestione del Fondo di perequazione, nella riunione del 19 novembre scorso ha proposto di confermare i criteri di erogazione precedentemente adottati:
– Pensionati diretti: 'una tantum' pari a 2mila euro lordi alle classi di importo pensionistico fino a 2.500 euro lordi mensili (beneficiari 466 rispetto ai 404 dell'anno precedente);
– Pensionati superstiti: 'una tantum' pari ad euro 1.500 lordi alle classi di importo pensionistico fino a 1.000 euro lordi mensili riferiti all'intero nucleo (beneficiari 13 rispetto ai 15 del 2018).
Per il 2019, dalle proiezioni effettuate dagli uffici, è emerso che i destinatari dell'una tantum saranno in totale 479, 60 in più rispetto ai 419 dell'anno precedente.
«Poiché il Fondo di perequazione ha lo scopo di contribuire alla perdita del potere d'acquisto che subiscono i trattamenti pensionistici nel corso del tempo, la suddetta erogazione sarà applicata alle pensioni in essere alla data del 31 dicembre 2018», spiega una nota dell'Istituto.
Dall'erogazione sono stati esclusi i seguenti trattamenti:
– anzianità contributiva Inpgi inferiore a 10 anni;
– pensioni non contributive;
– beneficiari di assegni di superinvalidità e contributo per case di riposo;
– pensioni a superstiti riferite a posizioni de cujus con anzianità contributiva Inpgi inferiore a 10 anni.
«Anche quest'anno l'Istituto ha deciso di tutelare i colleghi che percepiscono pensioni basse; tale intervento è stato reso possibile grazie alla solidarietà intergenerazionale dei colleghi attivi», ha commentato la presidente dell'Inpgi, Marina Macelloni.