Julian Assange è libero. Il
fondatore di WikiLeaks ha accettato di dichiararsi colpevole di un reato
relativo al suo ruolo in una delle più grandi violazioni di materiale
classificato americano come parte di un accordo con il Dipartimento di
giustizia Usa che gli consentirà di evitare la reclusione negli Stati Uniti e
di tornare in Australia.
Secondo l'accordo, i pubblici ministeri del Dipartimento di giustizia
chiederanno una condanna a 62 mesi, che equivale agli oltre cinque anni che
Assange ha scontato in un carcere di massima sicurezza a Londra mentre
combatteva contro l'estradizione negli Stati Uniti. Il patteggiamento
riconoscerebbe il tempo già trascorso dietro le sbarre, consentendo al
giornalista di tornare in Australia, il suo Paese natale.
«Julian Assange libero è il risultato della straordinaria mobilitazione
internazionale. È una vittoria di chi crede nei diritti e nelle libertà. Di chi
crede nel giornalismo di inchiesta. Di chi crede nella libertà di stampa»,
commenta il presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani.
«Resta - aggiunge - il precedente grave di una persecuzione durata anni nei
confronti di chi ha semplicemente pubblicato documenti di interesse pubblico,
con i quali si denunciavano crimini di guerra. Ma per fortuna ora anche i
governi di tutto il mondo sanno che c'è una opinione pubblica che è pronta a
mobilitarsi per anni per difendere il proprio diritto a essere informata. Noi
aspettiamo Julian Assange in Italia per consegnargli la tessera del sindacato
dei giornalisti, al quale, grazie al Sindacato Unitario Giornalisti Campania,
lo abbiamo iscritto oltre un anno fa, insieme a oltre 20 sindacati nazionali
europei dei giornalisti».
Anche per la segreteria dell'Associazione Stampa Romana la liberazione di
Assange «è anche il risultato di una mobilitazione globale per i diritti umani,
la libertà di informazione, la tutela del giornalismo di inchiesta». Per il
sindacato regionale, «la storia di Assange conferma l'importanza di una rete di
solidarietà di fronte agli abusi e alla sopraffazione da parte di quei poteri
su cui l'informazione deve poter vigilare, la necessità di attivarsi contro
tutte le norme che vogliono limitare, comprimere o impedire il diritto di
cronaca. A cominciare da quelle già in vigore o che potrebbero essere approvate
nelle prossime settimane nel nostro Paese. L'Associazione Stampa Romana è
mobilitata con tutte le altre organizzazioni che vogliono salvaguardare il
diritto di informare ed essere informati, l'essenza dell'articolo 21 della
Costituzione».