L'Unità, l'editore non si presenta al tavolo. Il sindacato: «Atteggiamento che nuoce alla testata»

Un impegno messo nero su bianco nell'accordo siglato al tavolo del ministero del Lavoro lo scorso 19 giugno ma disatteso con una comunicazione giunta solo oggi, e peraltro dopo numerosi solleciti, in cui l'amministratore delegato Guido Stefanelli ha comunicato alla Fnsi, alle organizzazioni territoriali e al Comitato di redazione di aver bisogno di tempo fino alla metà di settembre per 'analizzare la proposta che da mesi è al centro del confronto al tavolo sindacale'. Lo denunciano il Cdr del giornale, la Fnsi e le Associazioni di Stampa di Lazio e Lombardia.

«Si tratta con tutta evidenza di un rinvio che non ha nessuna motivazione che non sia quella di dilatare ancora i tempi e di allontanare il momento in cui l'Unità srl dovrà fare fronte agli impegni presi e agli obblighi di legge che le competono. Un atteggiamento dilatorio che nuoce ulteriormente ad una testata e una redazione che, dopo due anni di cassintegrazione e l'insulto subìto con la nomina di Maurizio Belpietro a direttore per il numero speciale mandato in edicola a maggio, vede sempre più vicino lo spettro del licenziamento collettivo», proseguono i rappresentanti sindacali.

«Siamo stanchi di promesse vuote, impegni disattesi e comportamenti padronali senza alcun rispetto per la nostra dignità e la nostra storia professionale. Siamo stanchi – incalzano i giornalisti – di un editore che dopo aver portato alla chiusura il giornale con una gestione dissennata, da oltre un anno continua a chiudere la porta a qualsiasi concreto progetto di rilancio dell'Unità presentando progetti puntualmente abortiti e allontanando potenziali acquirenti o soggetti interessati. Delle due l'una: o i proprietari Guido Stefanelli e Massimo Pessina hanno davvero intenzione di riportare seriamente l'Unità nelle edicole da cui l'hanno tolta due anni fa, e allora non si capiscono questi continui rinvii e le ultime scelte editoriali, oppure non sono in nessun modo interessati a garantire un futuro al giornale fondato da Gramsci e ai suoi lavoratori. In questo caso, però, si facciano da parte e cedano l'azienda a chi di questa storia vuole invece scrivere un nuovo capitolo. Con intenzioni e progetti seri, al contrario loro. Sia chiaro, comunque, che il Cdr e il sindacato dei giornalisti, se necessario, sono pronti a far valere in tutte le sedi gli accordi e gli impegni contenuti nel verbale siglato al ministero lo scorso 19 giugno».