Si tratta di una storia picaresca, scritta in piacevole vernacolo livornese, di un gruppo di amici male assortito, eppure affiatato, che si riunisce per mangiare, bere e cantare nella Livorno sinistrata del dopoguerra dove la gente ha vissuto nelle baracche fino agli anni Sessanta.
Divertente, ironico, scanzonato, con un sapore di giallo e un finale a sorpresa, ma anche spaccato sociale, politico e soprattutto umano di una città che si stava riprendendo dalla guerra.