Nel 2008 la prima ipotesi di una intimidazione alla giornalista, 'rea' di aver scritto di alcuni episodi malavitosi verificatisi nel Sandonatese. In quella occasione l'ordine del boss fu di sparare dei colpi di pistola contro la cronista per spaventarla. Piano che saltò per l'arresto di chi doveva eseguirlo. E quando, un paio di anni dopo, Andolfatto tornò a parlare dei 'casalesi di Eraclea' provocò di nuovo la reazione del clan.
«Ringraziamo le forze dell'ordine e la magistratura per il grande lavoro svolto sul territorio che ha consentito di assicurare alla giustizia chi, per non essere disturbato nella sua attività criminale, voleva mettere a tacere la collega. E chiediamo alle autorità di garantire a lei e a tutti i cronisti della regione di poter svolgere in sicurezza il loro lavoro. A Monica Andolfatto diciamo che non abbiamo alcun dubbio che continuerà a onorare con la solita determinazione e passione il suo dovere di informare i cittadini», concludono Lorusso e Giulietti. Anche l'Ast e tutti i giornalisti della Toscana esprimono vicinanza e solidarietà alla cara collega Monica Andolfatto.