Aprendo la riunione, la titolare del Viminale, dopo aver ribadito che «l'attenzione è massima», ha notato che «la vicinanza non basta più, è necessario adottare qualche provvedimento», anche in considerazione del fatto che quanto accaduto negli ultimi giorni dimostra che «si è alzata l'asticella, è come se ci fosse un senso di impunità, come se si fossero persi i freni inibitori, e questo non può e non deve essere. Lo Stato c'è – ha aggiunto – e noi dobbiamo tutelare chi lavora per portare avanti i principi democratici. Siamo al fianco di giornalisti, medici e politici vittime di questi atteggiamenti squadristi. L'obiettivo comune è quello di individuare specifiche misure finalizzate a rafforzare la tutela dagli attacchi mossi sulla rete e non solo nei confronti di giornalisti e di tutte le categorie più esposte agli episodi di odio in questa delicata fase storica», ha concluso Lamorgese.
«Alla ministra dell'Interno, che ringraziamo per l'attenzione che rivolge al fenomeno degli atti di intimidazione e violenza contro i giornalisti e per le misure di tutela che si è resa disponibile ad adottare, chiediamo – rileva Lorusso – di farsi carico di promuovere l'apertura di un confronto con il presidente del Consiglio. L'attività di denuncia e di analisi non basta più. Servono norme cogenti che tutelino il lavoro giornalistico. Il governo e il parlamento devono andare oltre la solidarietà ai cronisti colpiti. Devono impegnarsi ad approvare le proposte di legge ferme da troppo tempo e che riguardano il contrasto alle querele bavaglio, la tutela del lavoro e la lotta al precariato».
Anche perché i dati illustrati dal vicecapo della Polizia Vittorio Rizzi, che presiede l'Organismo di supporto al Centro di coordinamento, certificano l'escalation di violenze nei confronti dei giornalisti: 123 i casi censiti al 31 luglio 2021. Un trend in crescita rispetto allo scorso anno (+19 per cento) con altri 13 episodi registrati solo a luglio. «Più della metà delle minacce – ha spiegato Rizzi – arriva via web. Nel 2020 erano il 40 per cento. E meno di un atto intimidatorio su cinque arriva dalla criminalità organizzata, mentre sono in crescita le minacce a sfondo socio-politico».
L'auspicio, riprende il segretario Fnsi, «è che cambi radicalmente l'approccio nei confronti di un settore vitale per la tenuta delle istituzioni democratiche e che, ai messaggi di solidarietà bipartisan all'indomani delle aggressioni, ai seminari e ai convegni, seguano atti concreti di cui, fino ad oggi, non c'è traccia. L'informazione ha bisogno di riforme strutturali che devono accompagnare la transizione digitale, ampliando le tutele per chi lavora in prima linea e mette a rischio la propria incolumità per pochi euro, senza un contratto e senza adeguate garanzie. L'informazione è rimasta fuori dal Piano nazionale di ripresa e resilienza: questo è il momento di invertire la rotta».
La «massima attenzione verso il fenomeno delle aggressioni e minacce, anche sui social, nei confronti dei giornalisti» ha assicurato il capo della Polizia, Lamberto Giannini. «L'indicazione – ha evidenziato – è di non sottovalutare nessun episodio. Da parte delle forze dell'ordine c'è il massimo impegno».
Intanto la procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine in relazione alle ultime aggressioni di cui sono stati vittime durante le manifestazioni contro il green pass Antonella Alba di Rainews24 e Francesco Giovannetti di Repubblica. I pm di piazzale Clodio, che procedono per il reato di lesioni, hanno ricevuto le informative delle forze dell'ordine e stanno valutando le posizioni delle persone individuate.