Se per i lavoratori attivi il prelievo è stato demandato ai datori di lavoro, per i pensionati provvederà l'Inps a partire dal primo gennaio, pur sapendo che la decisione innescherà una serie di ricorsi. Ma tant'è. La fuga dalle responsabilità per paura di vedersi contestare un possibile danno erariale è uno sport largamente praticato nella pubblica amministrazione. Così, anche questa volta prevale la tendenza a lasciare che sia un giudice a giudicare illegittima una misura.
Il contributo addizionale dell'uno per cento, a carico dei giornalisti attivi e pensionati, fu istituito dal Cda dell'Inpgi a giugno 2021, nell'ambito delle misure di contenimento del disavanzo, soltanto per il periodo compreso fra il primo gennaio e il 30 giugno 2022.
All'indomani della decisione di dar corso al prelievo per cinque anni, insieme alle associazioni regionali di stampa, la Fnsi aveva chiesto ai ministeri del Lavoro e dell'Economia di rivedere la loro posizione, evidenziando che il contributo straordinario è stato superato con il passaggio all'Inps e che la sua applicazione rappresentava una misura iniqua rispetto a tutti gli altri lavoratori. Il parere dell'Avvocatura dello Stato aveva riconosciuto la fondatezza di tale ragionamento, ma soltanto a partire dal primo luglio 2022. Una decisione che definire salomonica è un eufemismo.
Questa decisione produrrà soltanto confusione e contenzioso. Di questo, nei ministeri vigilanti, qualcuno dovrà assumersi la responsabilità.
Per i giornalisti attivi, l'applicazione di un contributo addizionale dell'uno per cento, nel periodo primo gennaio-30 giugno 2022, porterà ad una trattenuta da parte dei datori di lavoro. La contribuzione versata andrà ad incrementare il monte contributivo di ciascun lavoratore dipendente, producendo un aumento, sia pure impercettibile, dell'assegno pensionistico. Magra consolazione.
Discorso diverso per i pensionati. Per questi ultimi si tratta di un contributo che viene versato a titolo di compartecipazione – questa era la ratio della delibera – al riequilibrio del disavanzo del "vecchio" Inpgi. Trattandosi di una misura superata dall'evoluzione degli eventi – l'Inpgi è stato assorbito dall'Inps – non è da escludere, anzi è molto probabile, una coda giudiziaria.