Nel congratularsi con i colleghi Roberto Natale e Federica Frangi, il sindacato auspica, fra l'altro, «un rinnovato slancio per i telegiornali e la valorizzazione dei giornalisti come core business dell'azienda». E i rappresentanti del servizio pubblico ribadiscono: «Resta prioritaria la riforma della legge di nomina con norme in linea con il Media freedom act».
«Congratulazioni e auguri di buon lavoro ai neoeletti in Cda
Rai Roberto Natale e Federica Frangi, entrambi giornalisti,» da parte della
Federazione nazionale della Stampa italiana. «Dal nuovo Consiglio di
amministrazione – rileva la Fnsi – ci aspettiamo grande attenzione alla qualità
dell'informazione, un rinnovato slancio per i telegiornali e la valorizzazione
dei giornalisti come core business dell'azienda pubblica».
«Così come - ricorda infine il sindacato - non è più rinviabile un confronto
sulle stabilizzazioni dei colleghi precari che lavorano per la Rai».
Anche l'Usigrai augura «buon lavoro» ai nuovi componenti del Cda Rai eletti oggi da Camera e Senato. «In attesa che si completi
il vertice dell'azienda con le nomine del governo - scrivono i rappresentanti
dei giornalisti del servizio pubblico in una nota diffusa giovedì 26 settembre
2024 - vogliamo ribadire l'urgenza che si metta mano alla riforma della legge
di nomina con nuove norme che rispettino le prescrizioni del regolamento
europeo Media freedom act che sarà in vigore dal prossimo anno e che fissa
paletti molto netti rispetto a indipendenza, autonomia e risorse per i servizi
pubblici radiotelevisivi e multimediali».
Al nuovo Cda, «nel quale rileviamo è aumentato il gap di genere, chiediamo -
incalza l'Usigrai - che metta mano con urgenza alle incredibili scelte fatte
dai precedenti amministratori in nuovi programmi affidati ad esterni con
contratti milionari e a programmi che appena partiti mostrano già segni di
cedimento in termini di ascolto. Al Cda segnaliamo ancora una volta il forte
sbilanciamento dell'azienda verso contratti e appalti esterni mentre le
professionalità Rai restano chiuse nelle loro redazioni e nei loro uffici con
la motivazione che non ci sono le risorse».
Per i rappresentanti sindacali si tratta di «una situazione che, per esempio a
Radio 1, sta producendo uno spostamento di risorse e spazi di palinsesto
dedicati a programmi gestiti e condotti da esterni mentre vengono sacrificati
colleghe e colleghi, dipendenti Rai, che con professionalità sono da decenni
voce e contenuti dell'informazione di servizio pubblico. Così i telegiornali,
che senza un adeguato traino di palinsesto soffrono un calo degli ascolti a
favore dei concorrenti privati».
Altro «capitolo centrale» per l'Usigrai diventa «la scelta di aver azzerato le
direzioni di rete a favore del modello per generi che ha prodotto una crisi di
identità dell'offerta delle reti Rai e una sostanziale deresponsabilizzazione
rispetto a scelte e risultati della programmazione. Parliamo – rileva il
sindacato - di un settore che impiega giornalisti, videomaker programmisti,
autori e tante altre professionalità che, insieme alle testate sono la spina
dorsale del prodotto complessivo della Rai e oggi si ritrovano a fare i conti
con scelte di palinsesto e di prodotto che penalizzano largamente la qualità
del lavoro di ciascuno».
L'Usigrai ritiene infine «non rinviabile il confronto con l'azienda sul piano
industriale e su quello dell'informazione che doveva essere aperto già da marzo
scorso ed è in notevole ritardo, mentre da una parte si assottigliano gli
organici, senza una selezione pubblica e dall'altra aumentano i numeri del
precariato che la Rai sta producendo, con nuove prime utilizzazioni ma senza un
accordo per la stabilizzazione di chi da anni lavora senza un giusto
contratto».