del settore, interventi per la ricaduta sull’intero settore delle risorse derivate dalla direttiva europea sul copyright, applicazione e tutela del contratto giornalistico negli uffici stampa della pubblica amministrazione. Sono i punti che l’Associazione Stampa Toscana (dopo una seduta congiunta dei consiglieri nazionali con la Conferenza dei Cdr e dei fiduciari di redazione, i componenti del Direttivo e i rappresentanti dei gruppi di specializzazione) intende offrire come contributo di riflessione e di impegno in occasione degli Stati generali dell’editoria. Questo documento è stato inviato al segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, e sarà portato alla riunione fissata dalla Fnsi, a Roma, il 14 maggio 2019.
Sostegno al pluralismo, fondi certi legati all’occupazione, stop al precariato dei “riders” dell’informazione. Tutti i Paesi occidentali hanno forme, dirette o indirette, al sostegno del pluralismo dell'informazione, pilastro delle democrazie liberali. Gli Stati generali dell'Informazione devono essere il momento per ribadire che non si può fare a meno di questo sostegno, ma perché sia davvero efficace deve essere a sostegno dell'occupazione dei giornalisti. Occorrono fondi veri, di lungo periodo, stabili, la cui erogazione sia legata principalmente alla regolarità dei rapporti di lavoro e al mantenimento del posto di lavoro e, dove usati per il prepensionamento o l'uscita di colleghi senza abusi della legge 416 (che in troppi casi ha rimpinguato le tasche degli editori, svuotando le redazioni e appesantendo oltre misura il bilancio dell’Inpgi) siano erogati solo se con certezza di nuova occupazione, almeno pari a quella dei posti in uscita. Il saldo economico sarà sempre favorevole per gli editori, visto che chi entra avrà un salario inferiore a quello di chi esce. L’applicazione del principio “fondi pubblici per una buona occupazione” è uno degli strumenti per contribuire a battere il precariato, includere i colleghi che sono oggi i “riders” del giornalismo, senza i quali le pagine dei giornali sarebbero vuote e solo grazie ai quali funziona l’insieme dell’informazione italiana, anche in settori strategici. Serve la loro stabilizzazione, respingendo le forme di lavoro a cottimo, difendendo da esse i contratti di lavoro e assicurando a tutti il rapporto con gli istituti di categoria che garantiscono il welfare dei giornalisti.
Tutelare coloro che ha perso il lavoro e la loro dignità, nuove risorse dalla direttiva europea sul copyright.
Questo processo deve tenere conto, come ha deciso il Congresso approvando la mozione presentata dall'Assostampa Toscana, anche dei lavoratori in piena età professionale espulsi dalle redazioni (vedi, per tutti, il caso Unità) o che hanno perso il lavoro a qualsiasi titolo negli anni più duri della crisi del settore. Il combinato disposto di precari ed espulsi senza possibilità di futuro pone il rischio, già concreto per alcuni di loro, di un'intera generazione di colleghi e colleghe futuri poveri (o già poveri), che non potranno trovare lavoro, non avranno contributi per una pensione dignitosa. Serve per tutti loro occorre puntare ad una vera formazione permanente, anche e soprattutto per la rivoluzione digitale che ne consenta il reinserimento e, per coloro i quali sono “a metà del guado” o oltre, predisporre strumenti normativi che li accompagnino verso la pensione.
Dalla direttiva sul copyright nuove risorse per il settore. Il nostro Paese vive un ritardo storico nell'affrontare la rivoluzione del web. La recente direttiva europea sul copyright, che ha previsto il principio per cui i titolari del diritto d’autore debbano essere remunerati dalle piattaforme per lo sfruttamento delle loro opere, dovrà essere declinata in chiave nazionale. Governo, Parlamento ed editori si adoperino perché questa direttiva diventi l'architrave di uno dei canali di finanziamento del settore, in modo chiaro, trasparente, pluralista, senza che ciò escluda iniziative autonome del sindacato unico e unitario dei giornalisti di prendere con coraggio l’iniziativa autonome per il sostegno dell'occupazione, sulla falsariga di quelle fondazioni Usa (Report for America, uno dei tanti esempi) che sostengono l'occupazione partendo dai media locali.
Contratto giornalistico e certezze per gli Uffici stampa della pubblica amministrazione. Recenti sentenze hanno messo in discussione la potestà legislativa delle Regioni, che con propria legge hanno da anni (in alcuni casi da decenni) previsto l’applicazione del contratto Fieg-Fnsi ai giornalisti delle proprie agenzie e uffici stampa. L’introduzione di un profilo da giornalista nel contratto del pubblico impiego siglato (non da Fnsi) può forse essere un passo in avanti verso la stabilizzazione di una funzione oggi affidata alle tipologie contrattuali più disparate, ma insufficiente a valorizzare e garantire il lavoro del giornalista e che soprattutto, senza il riconoscimento di istituti fondamentali della professione e della flessibilità connessa, non può dirsi un vero ‘contratto’ o profilo da giornalista. Ora serve chiarezza, sia per tutte le Regioni dove le rispettive leggi sono state impugnate, sia per quelle in cui il contratto Fieg-Fnsi è ancora in vigore dove però resta a rischio l’applicabilità del contratto Fieg-Fnsi ai neoassunti, ed il dubbio anche della cogenza, prima della conclusione della coda contrattuale, del profilo da giornalista previsto nel contratto del pubblico impiego, rischiando così di perdere posti di lavoro. Riteniamo irrinunciabili due obiettivi: la salvaguardia dei contratti Fieg-Fnsi dove applicati e la riscrittura dell’articolo 18 bis del contratto del pubblico impiego con il riconoscimento (anche economico) della particolarità del contratto del lavoro giornalistico, norme di dettaglio su esclusive e collaborazioni esterne, il riconoscimento dell’autonomia professionale e di tutti gli istituti di categoria, della rappresentanza delle Associazioni regionali di stampa regionali e della Fnsi, dei Cdr e fiduciari e dei permessi sindacali connessi.