È però altrettanto inaccettabile l'esultanza del vicepremier Luigi Di Maio per il taglio del fondo per l'editoria, che non colpirà soltanto Libero, ma anche tante altre testate, assestando un colpo mortale al pluralismo dell'informazione e al mercato del lavoro. In democrazia la chiusura di un giornale non è mai una bella notizia, neanche quando non se ne condivide la linea politica. Un esponente di governo che esulta per il taglio dei fondi all'editoria rende ancor più palese la sua idea di democrazia. Riformare il settore dell'editoria è possibile con l'introduzione di regole stringenti in materia di rispetto delle carte deontologiche e delle leggi sul lavoro, come proposto dalla FNSI. Utilizzare il potere di legiferare per compiere ritorsioni e consumare vendette nei confronti di un settore industriale strategico per la democrazia e di una categoria di professionisti, come è recentemente avvenuto, non è degno di un Paese civile e democratico». Lo affermano, in una nota, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della FNSI.