"Se i social media diventano la fonte acriticamente utilizzata per attingere non notizie ma foto costruite, il giornalismo - ha detto Bartoli - rischia seriamente di smarrire la propria funzione. Occorre chiedersi se abbia senso una scelta del genere in un contesto nel quale morte, dolore e sofferenza travolgono la vita di centinaia di migliaia di persone. La guerra è una tragedia che il giornalismo ha il dovere di raccontare nella sua crudezza. Ma che senso ha raccogliere dai social, che sono fonte in quantità industriale di fake news e disinformazione, immagini costruite come in un set fotografico? Oltretutto senza pensare alle conseguenze che la divulgazione di immagini che coinvolgono i minori possono ingenerare. Il giornalismo deve fare un'attenta riflessione sul tema e lasciare fake news e strumentalizzazione dei minori ai social. L'informazione è un'altra cosa".