Ast chiede dunque all’Unione dei Comuni di riformulare il bando tenendo presenti gli aspetti economici in relazione al ruolo professionale chiamato a ricoprire dal giornalista selezionato.
“Il bando – sottolinea il presidente del sindacato, Sandro Bennucci, – è scritto bene quanto ai requisiti chiesti per svolgere l’incarico. Sono valorizzate esperienze e professionalità pregresse. Ma è sul corrispettivo che non ci siamo. Che di compenso inadeguato si tratta non lo diciamo solo noi, lo dice il contratto della pubblica amministrazione dove viene indicata, dalla stessa P.A., la retribuzione ritenuta congrua per chi svolge questo lavoro. Se un ente decide di non assumere personale, neppure a tempo determinato, ma di rivolgersi ad un professionista esterno, che almeno – conclude il presidente dell’Ast - stanzi per quell’incarico quanto avrebbe speso con un dipendente”.
Dal 2018, spiega Ast, esiste un profilo specifico per i giornalisti che lavorano nella pubblica amministrazione. Lo prevedono i contratti siglati presso Aran, ovvero l’agenzia che rappresenta la pubblica amministrazione. In quei contratti si dice che i giornalisti devono essere inquadrati e pagati come funzionari in categoria D. Nel nuovo contratto in elaborazione si discute addirittura di una loro possibile collocazione, come per tutte le professioni ordinistiche, in un categoria ancora più elevate. Ebbene, un giornalista part-time al 50 per cento, ovvero chiamato a lavorare 18 ore a settimana, costerebbe all’ente al livello più basso della categoria D, compresi i contributi a carico del datore di lavoro, non meno di 15 mila euro l’anno: 17 mila con il premio di produttività. In due anni il totale oscillerebbe tra i 30 ed i 34 mila euro: una cifra ben diversa da quella indicata nel bando, ammesso che l’impegno si esaurisca in tre giorni la settimana. Anche per questo il sindacato dei giornalisti, nella lettera all’Unione dei Comuni in cui chiede di rivedere la cifra del corrispettivo, ha invitato la stessa Amministrazione a riflettere per il futuro circa l’assunzione di un professionista in pianta stabile. “Se gli incarichi libero-professionali si ripetono da anni senza soluzione di continuità – osserva l’Ast - probabilmente quella di dotarsi di una giornalista è diventata un’esigenza strutturale e non più occasionale”.
Ast ha anche sottolineato che, poche settimane fa la Federazione nazionale della stampa, sindacato unico e unitario dei giornalisti, ha siglato un accordo con Anci, l’associazione dei Comuni d'Italia, in cui si ribadisce l’obbligo di iscrizione all’Ordine per chi ha informazione negli enti locali, ma anche il loro inquadramento nel profilo “specialista nei rapporti con i media – giornalista pubblico”.
Con il protocollo, Anci e Fnsi hanno concordato l’opportunità di definire assieme un sistema condiviso di criteri cui le amministrazioni comunali possano ispirarsi per uniformare le procedure di assegnazione degli incarichi presso i rispettivi uffici stampa. L’Associazione stampa Toscana si è detta infine “pronta e disponibile a sedersi attorno ad un tavolo con i Comuni, singoli o associati”.