XXVIII Congresso Fnsi: la proposta della Toscana

Il tema intorno al quale verteranno i lavori sarà: "L'informazione non è un algoritmo. Libertà, diritti, lavoro nell'era delle fake news". 312 delegati provenienti da tutta Italia si incontreranno al Centro Congressi PalaLevico per confrontarsi sul presente e sul futuro della professione e per eleggere i nuovi vertici che guideranno il sindacato dei giornalisti per il prossimo quadriennio.

La Federazione nazionale della Stampa italiana ha deciso di dedicare il XXVIII Congresso alla memoria di Antonio Megalizzi, il giovane cronista trentino rimasto ucciso nell'attentato terrorista di Strasburgo del dicembre scorso. Oltre ai genitori di Megalizzi e ai suoi colleghi di EuroPhonica, hanno confermato la loro presenza i familiari di Giulio Regeni e di Andy Rocchelli. Sono stati invitati a partecipare alle assise anche il presidente del Consiglio, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico e il sottosegretario con delega all'Editoria.

La Toscana andrà al Congresso con una delegazione preparata e motivata che ha soprattutto due obiettivi: 

1) Includere nelle redazioni e nel contratto i precari che ne sono esclusi pur lavorando quotidianamente per arricchire testate della carta stampata, delle Tv, delle radio, dell'informazione online.

2) Tutelare il lavoro e la busta paga dei colleghi che si trovano all'interno delle redazioni ma che stanno, subendo attacchi devastanti da parte di editori ai quali sembra non interessare più la qualità , ma motivati solo dalla miope volontà di tagliare i costi.

L'Associazione Stampa Toscana porterà al Congresso un documento che costituisce, nella sostanza, la sintesi dei temi che il sindacato dei giornalisti ha affrontato nella nostra regione e che sono stati in gran parte alla base della lista unica e unitaria che ha eletto pochi mesi fa gli organismi dirigenti dell'Associazione e i delegati al Congresso.

DOCUMENTO DEI DELEGATI DELLA TOSCANA 

Questo documento nasce dalla convinzione che il XXVIII congresso della Fnsi dovrà innanzitutto affrontare contenuti concreti per la fase difficile che stiamo vivendo e nella convinzione che il modo più corretto per farlo sia quello di riaffermare la natura federale del sindacato unico e unitario dei giornalisti, e cioè una struttura nella quale siano le singole Associazione regionali di stampa che, legate dal patto federale, a formulare proposte e indicazioni derivate dalle specifiche esperienze, in modo da delineare un terreno e una direzione comune che veda nella Fnsi la propria sintesi. Crediamo che questa sia la strada maestra rispetto ad elaborazioni  “verticali”, frutto del legittimo sforzo di questa o quella componente sindacale. Pur nelle grandi difficoltà in cui si dibatte il sindacato siamo convinti che ci siano esperienze, come quella Toscana, che indicano la possibilità di battere alcune strade tese al rafforzamento del ruolo del sindacato dei giornalisti: per quanto riguarda la nostra esperienza la chiusura positiva di alcune vertenze, come quella di Radio Sportiva con l’assunzione di 12 giornalisti o dell’emittente Italia7 con il mantenimento di 13 posti di lavoro e dei rispettivi livelli occupazionali, o di altre in ancor più piccole realtà editoriali, ci spingono ad avere fiducia in una visione del sindacato che non lasci solo neanche un singolo collega. La cartina di tornasole di questa scelta di politica sindacale, sempre in base alla nostra esperienza, è rappresentata dall’adesione all’Assostampa Toscana di un numero di colleghi in sostanziale equilibrio negli ultimi anni (in un panorama che vede purtroppo la perdita di iscritti in alcune importanti altre realtà) e con un incremento del 20% dei partecipanti alle elezioni di pochi mesi fa per il rinnovo degli organismi dirigenti. Vincoliamo il nostro impegno al Congresso sui punti indicati in questo documento, che auspichiamo possano essere condivisi da altre Ars e confidando che possano essere fatti propri dagli organismi dirigenti della Fnsi che usciranno dalla tre giorni congressuale, in continuità con l’impegno di questi ultimi anni.

C’è nel Paese una forte e drammatica uniformità della crisi delle realtà editoriali con pesanti ricadute occupazionali e di creazione di sacche di precariato che rappresentano, di fatto, ormai la maggioranza della professione giornalistica, al di fuori di ogni dettato contrattuale.

Allo stesso tempo i colleghi che ancora, quasi in modo residuale, sono stati assunti con Cnlg Fieg-Fnsi,  AerAnti-Corallo, Uspi vivono sotto la costante minaccia di vedere mutate al ribasso le proprie condizioni professionali ed economiche.

Contemporaneamente la crisi che si riproduce da almeno un decennio ha lasciato sul campo una quota considerevole di colleghi “esodati” a causa della chiusura delle loro testate, privi di ogni ammortizzatore sociale e in età lontana dal raggiungimento di quella pensionabile.

Il quadro complessivo è inoltre gravato da un attacco senza precedenti alle organizzazioni di categoria, sotto il profilo ideologico ma soprattutto economico, con l’ormai non più sopportabile trasferimento dei costi della crisi dagli editori sulle spalle dell’Inpgi, senza che i Governi che si sono succeduti negli ultimi cinque anni, ed in particolare quello in carica, siano stati in grado di offrire soluzioni strutturali e di sistema.

Nel breve periodo ci attende un rinnovo del Cnlg Fieg-Fnsi, pietra angolare degli altri contratti di categoria, per il quale dobbiamo attenderci il decisivo colpo di coda degli editori, pronti a mettere all’incasso obiettivi che sono stati rintuzzati nei precedenti contratti ma ai quali non hanno rinunciato: deregulation dei rapporti di lavoro, mano libera nei trasferimenti e accorpamenti di redazioni, utilizzo selvaggio degli ammortizzatori sociali al solo scopo di fare cassa, impiego massiccio di personale giornalistico non contrattualizzato.

Una situazione drammatica alla quale non sfugge alcuna delle altre declinazioni della professione giornalistica, dagli uffici stampa - che nel settore pubblico sono ulteriormente gravati da processi che tendono a depotenziare gli effetti dei risultati raggiunti negli scorsi anni - ai siti web, dai piccoli periodici all’emittenza locale.

Il sindacato unico e unitario dei giornalisti rischia in questo frangente di trovarsi in forte difficoltà, a cominciare dalle importanti ma ad ora insufficienti iniziative tese a dare rappresentanza ai colleghi precari, ad organizzare la propria presenza in realtà editoriali piccole o piccolissime che  però rappresentano ormai il “grosso” della professione dopo il progressivo prosciugamento delle redazioni “tradizionali” nelle quali peraltro la crisi morde con maggiore prepotenza. Ed ancora: di fronte alla prossima scadenza del rinnovo contrattuale serve un sindacato non ideologico, che faccia politica per difendere i colleghi e la loro dignità ma che sappia cogliere in futuro ogni occasione di confronto istituzionale per costruire rapporti di forza favorevoli al raggiungimento dei propri obiettivi

In questo contesto riteniamo prioritari le seguenti pratiche ed obiettivi per il sindacato dei giornalisti:

  • Inclusione contrattuale per tutti. Avviare politiche di inclusione professionale tese ad interrompere la catena di crescita del precariato, utilizzando il Cnlg come una vera e propria bussola e lottando per l’applicazione agli attuali precari “co.co.co” (quella dei giornalisti è l’unica categoria nella quale tali atipiche figure sopravvivono) degli articoli del Contratto che garantiscano loro le garanzie che si debbono ai lavoratori dipendenti, quali nei fatti essi sono, incluso il ricorso agli artt. 2, 12 e 36 dello stesso contratto.
  • Nessun contratto al ribasso. Impedire che a tale sforzo si corrisponda da parte degli editori con l’erosione dei diritti (ormai sempre meno, del resto), a cominciare da quelli economici, dei colleghi che fanno parte a pieno titolo degli organici redazionali e che sono permanentemente esposti ai rischi di un ricorso selvaggio a trasferimenti e accorpamenti quando non al ricorso di stati di crisi che mal si conciliano con le ricchezze accumulate in questi ultimi anni da imprenditori che si professano editori poveri in canna ma che in realtà sono finanzieri di successo nelle altre loro attività.
  • Una soluzione per gli “esodati”. Impegno per salvaguardare, attraverso strumenti straordinari o l’allargamento di alcune maglie normative a carico dello Stato, i colleghi che negli anni in cui la crisi si è fatta sentire con la violenza della stessa chiusura della loro testata, sono rimasti privi di ogni ammortizzatore sociale, studiando forme che ne facilitino il ricollocamento e che li accompagnino verso il pensionamento.
  • Certezze per il lavoro autonomo. Fissare, anche riprendendo in mano e rivedendo lo strumento dell’equo consenso, parametri certi e congrui per il lavoro autonomo che non può piu’ essere il nome gentile, ovvero la foglia di fico, dietro il quale si nascondono sfruttamento, precariato e perdita di dignità umana e professionale.
  • Stati di crisi, certezza del turnover. Vigliare per limitare il ricorso allo stato di crisi da parte delle aziende editoriali nei casi di comprovata necessità,  come previsto dalle norme vigenti, istituendo un turnover di almeno una nuova entrata per ogni tre uscite anche non solo in caso che esse avvengano per ricorso a prepensionamento da 416 ma a fronte di uscite dagli organici a qualsiasi altro titolo.
  • Uffici stampa più garantiti. Rivisitare la legge 150 e vigilare su una sua rigida applicazione negli uffici stampa, estendendola anche al tessuto di aziende partecipate da enti pubblici che rappresentano una consistente realtà capace di assorbire risorse giornalistiche.
  • Innovazione e occupazione nel settore digitale. Nella trasformazione digitale, in un mercato mondiale dove si va verso un duopolio, quasi monopolio, del settore pubblicitario,  il sindacato deve lanciare una battaglia, una azione a livello almeno Europeo, assieme agli altri sindacati per affermare il pluralismo delle risorse, ed affiancare tutte le iniziative di innovazione e occupazione nel settore digitale.
  • Più sindacato nel territorio. Censire, attraverso le associazioni regionali di stampa, le piccole e piccolissime realtà editoriali nei settori dell’emittenza, della stampa periodica e dei siti web che fanno parte del sistema informativo ma che sfuggono all’applicazione delle norme sul lavoro giornalistico, con lo scopo di una maggiore penetrazione e radicamento sindacale in tali strutture per la difesa dei diritti dei colleghi che vi lavorano.
  • Soldi pubblici solo a chi assume. Vigilare, soprattutto nelle piccole strutture editoriali, perché l’accesso ai contributi pubblici, centrali e locali, sia effettivamente solo per le aziende editoriali che abbiano giornalisti contrattualizzati e non ricorrano a forme surrettizie di sfruttamento del lavoro giornalistico precario.
  • Giornalisti al centro, ma aprire gli enti di categoria. Garantire la vita e la funzionalità di Inpgi, Casagit e Fondo Giornalisti attraverso l’appoggio a politiche che veda gli enti di categoria, nella loro mai discutibile autonomia, aprirsi alla partecipazione di altre categorie professionali nel rispetto della centralità di una governance forte e autonoma imperniata sui giornalisti.
  • Più informazione, più democrazia. Tutelare la libertà, l’autonomia, l’incolumità e la dignità dei giornalisti e del loro  lavoro e che combatta ogni discriminazione, a cominciare da quelle di genere, in una visione non solo di garanzie professionali ma di assicurazione al Paese di un sistema informativo pluralista e democratico.